Sentirsi a casa non è un sentimento scontato. È possibile vivere a lungo in un ambiente, in affitto o di proprietà, senza sentire quel senso di confort e sicurezza che fa sentire, appunto, “a casa”. Allo stesso tempo è possibile trascorrere un certo periodo in spazi come un hotel o una residenza per le vacanze e provare istintivamente un senso piacevole di familiarità, come se si possedesse quel luogo. Il legame emotivo tra le persone e l’ambiente in cui vivono è molto interessante da analizzare, perché è in gran parte istintivo e non è sempre facile capire perché una certa sensazione si provi o non si provi.
Cosa fa di una casa “la nostra casa”? Il geografo sino-statunitense Yi-Fu Tuan ha cercato di rispondere in un essai pubblicato dall’università del Minnesota. La sua idea di casa, per riassumere brevemente, si basa su due concetti chiave: sicurezza e libertà. È importante, per sentire un legame speciale con un luogo, avvertire che questo può essere il nostro spazio sicuro, e allo stesso tempo convincersi che si presta a molte possibilità. La seconda idea spiega perché in ambienti troppo ordinati o troppo tecnologici è difficile sentirsi a casa, così come accade nelle stanze d’albergo che sono bellissime ma non si prestano a nessuna personalizzazione. La prima idea ci ricorda che è importante che la casa sia confortevole, luminosa e calda, ma anche che sia abitata da persone che ci fanno sentire al sicuro.
La casa deve poi essere un luogo dove la maggior parte delle esigenze di una persona sono soddisfatte: cucinare in modo salubre, dormire comodi, accendere degli impianti senza che salti la corrente, ma anche avere uno spazio per le proprie passioni, tenersi accanto gli oggetti del cuore, avere un tavolo attorno a cui poter radunare gli amici, ecc. Oltre alle esigenze, lo spazio ideale soddisfa anche l’immaginazione: ci permette di dare una “casa” a tutte le versioni possibili di noi stessi, permettendoci di proiettarci nel futuro. La casa quindi non vive solo del presente, ma anche di un domani possibile: una seconda stanza che potrebbe essere abitata da un futuro bambino o uno studio nel quale si sogna di sviluppare idee nuove o anche, più semplicemente, un balconcino con una sdraio che si immagina di utilizzare per prendere il sole in estate.
La casa, poi, diventa veramente tale dal momento in cui si riempie delle nostre cose e delle nostre persone del cuore. Queste sono risorse emozionali preziose che diventano col tempo sempre più difficili da separare dalle quattro mura, perché ne diventano l’anima. Se un matrimonio finisce, la casa coniugale deve essere abbandonata o reinventata: l’ambiente infatti è diventato col tempo lo specchio della relazione di coppia.
La ragione per cui, appena varcata la soglia di una nuova casa o durante i pochi minuti di visita con l’agente immobiliare, sentiamo istintivamente che l’ambiente sarà “nostro” e ci renderà felici è un mistero: è un misto indefinibile di intuizione e di emozione che si nutre dei fattori elencati prima ma può avere anche a che fare con elementi più impalpabili, una specifica luce, un colore, un profumo che accende piacevoli ricordi d’infanzia… il senso di appartenenza a un luogo è così affascinante proprio perché continua ad avere, nonostante gli studi di Yi-Fu Tuan, una componente totalmente emotiva e inspiegabile a parole.