Il termine "genius loci" (letteralmente "spirito del luogo" in latino) si riferisce alla presenza di una sorta di anima o di spirito che si dice abiti in un luogo specifico. Questa concezione è presente in molte culture antiche e viene spesso associata a luoghi naturali come montagne, foreste e fiumi.
Nella tradizione romana, il genius loci era il dio o lo spirito che proteggeva un bosco, un campo o un villaggio ed era venerato attraverso offerte e sacrifici. A volte veniva identificato come un animale, tipicamente un serpente o un cane. In epoca moderna, il termine è stato utilizzato anche in architettura per riferirsi all'anima o alla personalità di un edificio o di una città. Il tutto in opposizione ai cosiddetti “non luoghi”, che possono essere identificati in spazi come i centri commerciali, gli aeroporti, le autostrade. Questi posti non hanno un carattere identitario, sono attraversati e vissuti solo in un’ottica di transito o di consumo e sono sostanzialmente uguali in tutto il mondo. Al contrario i posti dotati di genius loci sono a loro modo unici e speciali per la comunità che li vive.
Per amor di completezza, ricordiamo che questo termine è stato anche utilizzato in letteratura e arte, sempre quando si trattava di esprimere l'atmosfera o il carattere di un luogo. Ad esempio, in un romanzo, il genius loci potrebbe essere utilizzato per evocare l'anima di un edificio o di un luogo naturale.
Nella vita quotidiana non pensiamo spesso al genius loci, eppure in qualche modo lo “sentiamo” attraverso le emozioni evocate dal ritorno alla nostra casa, o ancor di più a quella dei nonni, o nella nostra vecchia scuola. Il celebre psicologo Carl Gustav Jung affermava infatti che «Ci si lega spiritualmente a luoghi, persone o cose che si incontrano sul proprio cammino perché marcano momenti particolari del proprio divenire». Un altro caso frequente in cui si sente di incontrare un genius loci si ha quando si visita una città d’arte o le rovine di un edificio antico. È innegabile che i luoghi acquistino un particolare fascino, una forza che è data dalle impronte, reali o immateriali, delle persone che li hanno frequentati.
Una declinazione cristiana del genius loci, se ci pensiamo bene, sono anche i santi protettori. Non c’è paese che non abbia il suo santo, a volte venerato in cappelle, chiese o capitelli che dovrebbero riassumere ed esprimere il carattere particolare del posto in cui si trovano. Chi si reca in pellegrinaggio sta, in qualche modo, ripetendo un antico rito romano legato al genius loci, anche se va a trovare un santo e non uno spirito in forma di animale. Accanto al valore del viaggio, che rappresenta con la sua fatica fisica un percorso di rinascita, abbiamo il valore speciale della destinazione, che può essere anche “curativa”. Pensiamo, per fare solo un esempio, al santuario del Divino Amore presso Roma, un luogo che secondo la tradizione racchiudeva la potenzialità di far sbocciare l’amore nelle giovani ragazze in cerca di un marito.