Insieme alla giornata del 25 novembre, dedicata al problema della violenza sulle donne, quella dell’8 marzo è la data in cui si ricordano le conquiste sociali del genere femminile e in cui si fa luce sui problemi di una parità non ancora raggiunta. L’8 marzo è anche un’occasione per celebrare le donne, il ruolo fondamentale che ricoprono all’interno della famiglia e della coppia e per dedicare loro un pensiero affettuoso.
Anche se spesso questa ricorrenza viene chiamata “festa della donna”, da più parti si rimarca la necessità di chiamarla col suo nome, ossia “giornata internazionale dei diritti della donna”, in quanto ancora oggi è un momento fondamentale di discussione su un processo che non è concluso: tante sono le conquiste ancora da raggiungere.
Secondo una leggenda, la giornata dell’8 marzo nasce per ricordare un tragico evento avvenuto a New York nel 1909: un incendio in una fabbrica che causò la morte di centinaia di operaie. In realtà questo evento non è mai accaduto. La leggenda prende spunto da un altro avvenimento, questa volta reale, che ebbe luogo nel 1911 e causò effettivamente il decesso di 140 persone.
Chi dobbiamo davvero ringraziare per l’invenzione della festa della donna? Certamente, i socialisti. Negli Stati Uniti, nel 1909, fu stabilita una prima “giornata della donna” nella quale manifestare per un suffragio che fosse veramente universale: nel corso delle conferenze di partito che si organizzarono in quegli anni, diverse donne intervennero a ricordare che oltre al problema della rappresentazione politica era anche in atto un grave sfruttamento delle donne operaie.
A San Pietroburgo, l’otto marzo 1917, molte donne manifestarono per chiedere la fine della guerra. Alcuni anni dopo, instaurato ormai il regime dei Soviet, la conferenza internazionale delle donne comuniste stabilì che quell’8 marzo sarebbe stata una giornata dedicata al fondamentale contributo del genere femminile nella politica e nella società: chiamarono questa festa la “giornata internazionale dell’operaia”.
In Italia, la prima “giornata della donna” fu celebrata già nel 1922, anche se la data non era ancora quella di oggi. Di fatto, per un certo periodo di tempo, in vari Paesi del mondo si celebrarono giornate simili, ma sempre con nomi e date diversi. Nel 1944 fu creata l’UDI, Unione Donne Italiane, e si iniziò a festeggiare l’8 marzo nelle zone liberate d’Italia. La mimosa, simbolo ormai legato indissolubilmente a questa ricorrenza, fu introdotta nel ’46 per una semplice ragione: era un fiore tipico dei primi soli di marzo e costava poco rispetto ad altri.
La nascita di un solido movimento femminista in Italia si può collocare all’inizio degli anni ’70. È diventata storica la manifestazione che a Roma, l’8 marzo del 1972, coinvolse migliaia di donne accomunate da rivendicazioni progressiste come il diritto all’aborto.
Da allora, i movimenti femministi non hanno mai smesso di chiedere a gran voce diritti e libertà storicamente negati al genere femminile e di tastare il polso di una società che è sempre pronta a revocare le conquiste già raggiunte. Ne sono un esempio i dibattiti che ancora oggi si infiammano sui temi dell’aborto, ma anche e soprattutto della parità salariale, del diritto a non essere penalizzate per colpa della maternità, e così via.
L’inquietante numero di femminicidi che ogni anno insanguinano il nostro Paese è la prova che l’8 marzo è ancora oggi principalmente un giorno di riflessione e di lotta, piuttosto che di festa.
Non perdiamo però l’occasione di fare i nostri auguri, o meglio, di dedicare un pensiero a tutte le donne iscritte, ricordando che le donne sono i pilastri fondamentali di ogni società, al pari degli uomini.