Il mondo del cinema è ricco di rappresentazioni di personaggi tanto geniali quanto goffi e sbadati. Pensiamo solo a Doc di “Ritorno al futuro”, uno dei personaggi più simpatici della cinematografia…
Questi personaggi tanto ricchi di sale in zucca quanto fallibili sono costruiti per generare negli spettatori un immediato effetto simpatia: ma perché è così? Quali sono le motivazioni nascoste in questo fascino?
Potremmo dire che l’errore ci rende umani, e quando chi fa qualche figura buffa è una persona particolarmente colta, intelligente o potente la goffaggine il suo sbaglio ci aiuta a sentirla meno “perfetta” e più vicina. Uno di noi, insomma. Questo fenomeno, in psicologia, si chiama effetto Pratfall.
La teoria dell’effetto Pratfall nacque nel 1966 quando lo psicologo sociale Elliot Aronson condusse, insieme ai suoi studenti dell’università del Minnesota, un esperimento. L’obiettivo era studiare come i giovani reagissero guardando dei video in cui altri studenti, alcuni eccellenti e altri no, raccontavano i loro risultati accademici. A un certo punto passò un video nel quale uno studente dai voti molto alti, per sbaglio, rovesciò una tazza di caffè mentre parlava. Immediatamente tutti trovarono che quel ragazzo fosse più simpatico degli altri.
Aronson si rese conto che questa impressione di simpatia collegata agli errori non si verificava se lo studente intervistato era mediocre. L’attrazione generata dall’errore avviene solo quando la persona che “osa” mostrarsi in svantaggio è un soggetto che eccelle nel proprio campo o che ha un potere particolare. A quel punto, per Aronson, la ricetta fu chiara: chi è consapevole di avere un particolare potere o dote ha ancora più successo se si mostra vulnerabile.
L’effetto Pratfall è diventato così celebre e studiato per comprendere il successo di alcune star. Quelle che si mostrano sempre perfette e calcolano ogni gesto, come Chiara Ferragni, possono generare meno simpatia rispetto a coloro che, come Jennifer Lawrence, sono spontanee e aduse alle gaffe. Ma attenzione: perché si generi l’effetto Pratfall gli errori devono essere sporadici. Insomma, la “normalità” deve essere fornita al pubblico a piccole dosi.
L’effetto Pratfall ha le sue radici nella teoria del confronto sociale, elaborata da Festinger nel 1954: ciascuno di noi definisce se stesso paragonandosi agli altri e stabilendo in questo modo una sorta di gerarchia nella quale collocarsi. La fallibilità delle persone che consideriamo particolarmente dotate ci spinge a provare fiducia perché di solito, di fronte a qualcuno più “in alto” di noi, ci sentiamo in difetto. Un livellamento momentaneo della gerarchia, anziché distruggerla, ha l’effetto di confermarla e rafforzarla.
Insomma, a dispetto di quanto si poteva credere prima della scoperta di questo effetto psicologico, un re che posi per un attimo la sua corona non perde tutto il suo potere, anzi, non fa altro che riconfermarlo. In effetti le persone molto intelligenti possono avvalersi dell’effetto Pratfall come di una strategia di manipolazione, utile per ingraziarsi il loro pubblico.