Ogni tipo di relazione, d'amore e non solo, ha come componente principale il contatto sentimentale con l'altro. Ma che cosa succede se uno dei due soggetti non ha la capacità di provare quel turbinio di emozioni che scuote tutti gli altri? Stiamo parlando degli anaffettivi: persone che sembrano non provare sentimenti né lasciarsi coinvolgere da quelli altrui.
Per capire se la persona che avete di fronte è anaffettiva fate attenzione a questi segnali:
Il lavoro, in particolare, riveste un'estrema importanza nella vita di un anaffettivo. Si tratta di uno degli aspetti della vita meno influenzati dall'emotività ed è proprio alla carriera che gli anaffettivi dedicano la maggior parte delle loro energie. Purtroppo, non si può dire altrettanto dell'ambito relazionale.
A questo punto occorre distinguere, per avere un quadro più preciso, i diversi tipi di anaffettività:
La stragrande maggioranza degli uomini e donne "di ghiaccio" con cui avremo a che fare rientreranno nella prima o più raramente nella terza categoria. Questo però non deve indurci a semplificare la questione bollandola con un semplice "È fatto così". A volte possono volerci degli anni per capire la vera natura di un individuo.
Il motivo principale per cui una persona si ritrova a reprimere talmente tanto i propri sentimenti da smettere addirittura di averne è sicuramente la paura. L'anaffettività, spiegano gli psicologi, si manifesta in persone che sono state colpite molto duramente nelle loro più diverse sfaccettature affettive. Sarebbe quindi una risposta al dolore provato in passato, in particolar modo nell'infanzia. Niente emozioni? Niente più dolore.
Ma se c'è un ostacolo al fluire delle emozioni, è possibile rimuoverlo? Si può "sbloccare un anaffettivo"?
Lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet, in un'intervista del 2008, parte proprio dal termine "blocco":
"L'idea di blocco rende male. Ad esempio, una persona che ha subìto un incidente in macchina e ha paura nel fare un tratto di strada da solo guidando, ha un blocco. Questo è un problema specifico ed è piu semplice da un punto di vista terapeutico perché è una cosa singola, quando tutto il resto funziona. L’anaffettività non è un problema specifico, ma un problema che riguarda la vita in generale, la relazione tra questa persona e le emozioni".
Crepet conclude in modo lapidario:
"Purtroppo c’è poco da fare. Le persone realmente anaffettive muoiono annaffettive. L’amore non cura, ci sono donne che hanno tentato tutta la loro vita di amare un uomo anaffettivo e non sono riuscite ad essere amate da questi uomini".
In effetti, per queste persone, l'unico modo per aprire una finestra sulle emozioni è intraprendere un serio percorso di psicoterapia. Molti anaffettivi, però, non sono coscienti di esserlo e non intendono mettere in discussione se stessi. Per fortuna, invece, per chi decide di intraprendere un percorso di guarigione ci sono buone probabilità di uscirne. Naturalmente però deve essere l'anaffettivo a scegliere autonomamente la strada della psicoterapia: non bisogna in alcun modo spingerlo o costringerlo. Se questo non avviene, per chi è innamorato di una persona anaffettiva restano solo due possibilità: adattarsi o fuggire.