Tutti noi odiamo l’idea del rifiuto, ma quando è la donna a dare il due di picche a un uomo, quest’ultimo sembra vivere questa situazione come una vera e propria sconfitta. La maggior parte degli uomini, infatti, trova questo stato così spaventoso che finisce per decidere di rinunciare alla conquista, anche solo per porre fine al disagio provato. Gli uomini possono mantenere la calma in moltissime situazioni, ma quando si profila l’idea di un rifiuto, perdono il controllo e si lasciano invadere da tormento e nervosismo.
Per capire davvero come superare queste ansie, è opportuno distinguere la differenza tra un vero rifiuto, quando cioè la donna si mostra effettivamente annoiata, turbata, seccata, ecc) e la paura del rifiuto (ossia l’emozione, il sentimento di paura che si prova nell’ immaginare che lei possa dire di no).
In realtà, la paura di essere rifiutati è molto più grande della delusione del rifiuto stesso. Quando una donna non è interessata, generalmente dichiara di essere già impegnata, o molto più semplicemente, va via senza dir nulla.
Difficilmente una donna ti confesserà, in modo diretto e chiaro, che non le piaci. Certo, tanto dipende anche dall’approccio impiegato, se sei stato insistente o, ancor peggio, scortese.
Prima di tutto esaminiamo bene cosa possa essere un rifiuto.
Una donna che ti rivela di essere impegnata magari lo è per davvero, per cui devi solo cambiare obiettivo. Se, invece, il tuo approccio non è stato dei migliori, non ti resta molto da fare: a nessuno piace una persona invadente e maleducata, se sei in questa categoria, non meravigliarti se verrai rifiutato.
Quando parli con una donna, sicuramente ti invierà dei segnali, più o meno diretti, per farti capire se nutre o meno interesse per te per cui presta attenzione a come si comporta! Se il tuo approccio è basato sulla convinzione di essere “il migliore”, probabilmente fallirai. Lo stesso se appari troppo nervoso o insicuro: ricordati che anche lei potrebbe non essere perfettamente a suo agio. Evita poi contatti troppo irruenti, che non rispettano cioè le comuni regole di condotta. La maggior parte dei rifiuti avviene proprio per uno stile di approccio errato: sii sempre intelligente ed educato, valutando, di volta in volta, come rapportarti nel modo migliore.
Puoi scegliere di farti imprigionare dalla paura oppure puoi provare a pianificare la cosa in modo razionale, affrontando queste situazioni in modo più leggero e divertente.
L’unico modo più sensato per affrontare un eventuale rifiuto è concepirlo come parte del gioco: in fondo la tua vita non subirà cambiamenti radicali se lei non ti vuole. Fattene una ragione, ridici su con gli amici e impara a vedere la cosa come una possibilità del tutto normale, come quando prendevi un brutto voto a scuola, né più né meno.
Ogni donna è un universo a sé e quindi ha gusti differenti: per qualcuna non fa differenza il colore dei capelli, degli occhi o di altri particolari estetici; qualcun'altra preferisce un uomo dal carattere autoritario, forte; altre ancora vogliono semplicemente un uomo ricco.
Quello che sicuramente le donne sanno molto bene è ciò che non vogliono. Non possiamo avere apriori la certezza di piacerle, ma sicuramente, se impariamo ad osservarla e a decifrare i suoi segnali, possiamo capire se è interessata o meno a noi. Osserva il modo in cui reagisce alle tue battute, ai tuoi complimenti. Non ti sarà difficile capire se non le vai a genio. Ovviamente, inutile ricordare che, in tal caso, se insisti e perseveri in questa direzione, finirai solo col farti del male.
Certo, il rifiuto non è mai piacevole ma va accettato, senza rimuginarci più di tanto e, peggio ancora, covare rancore. Se per una donna la questione potrebbe giocarsi più sul terreno dell’autostima, pensando magari di non essere abbastanza carina, per l’uomo, infatti, il rifiuto scatena generalmente aggressività e rabbia, non solo nei confronti del soggetto in questione, ma addirittura di tutto il genere femminile.
Secondo uno studio condotto da Luca Andrighetto, docente di psicologia sociale presso l’Università di Genova, Alessandro Gabbiadini e Paolo Riva (ricercatori di psicologia sociale dell’Università di Milano-Bicocca, esiste, infatti, una specificità di genere nelle reazioni al rifiuto sentimentale. Dai dati raccolti, è emerso che la rabbia compaia solo ed esclusivamente nel campione maschile, mentre in quello femminile è assente.
Da un questionario somministrato a circa duemila persone, sono stati misurati i livelli di aggressività maschile dopo che i partecipanti, uomini e donne, avevano ricevuto tre rifiuti consecutivi. Ne è scaturito che gli uomini erano arrabbiati non solo contro le tre partner virtuali che li avevano rifiutati, ma anche contro le donne in generale.
Secondo gli autori del sondagio, quando un uomo viene rifiutato, avverte una minaccia sia alla sua identità sia alla sua dinamica di potere sulla donna. L’ira è un’emozione pro-attiva che scatena aggressività ed è volta a ripristinare quel potere.
La rabbia maschile fa paura: nella realtà si misura con il triste conto di stalking e femminicidi ma anche online non è da meno. C’è da chiedersi, anzi, se, nel caso delle piattaforme virtuali, non sia particolarmente “liberata” dal mezzo. L’aggressività che pervade il web, con fenomeni come il cyberbullismo o il revenge porn, sono spiegati certamente anche dall’anonimato forse perché, come sostiene Gabbiadini, “nella dimensione solo virtuale, le persone pensano di poter godere di una sorta di immunità”. In effetti, non solo nel dating, ma in tutte le interazioni online, possiamo vedere un aumento generalizzato dell’aggressività.
I deterrenti, i fattori di contenimento della rabbia maschile “risiedono soprattutto nell’educazione, in particolare quella degli adolescenti”, aggiunge il ricercatore dell’Università Bicocca. Il mondo digitale pervade la nostra vita e anche le relazioni: è importante che i ragazzi “siano consapevolmente formati all’uso degli strumenti digitali, e sappiano intravedere, anche dalla tastiera, gli effetti di sofferenza che si possono provocare su un’altra persona”.
L’uso consapevole della tecnologia è legato anche al riconoscimento delle emozioni: il computer o lo smartphone non creano una relazione uno a uno, ma sono ormai dei “nodi” tra noi e un’intera comunità e la capacità di stare in relazione, anche virtuale, è un passaggio necessario per vivere più serenamente anche un rifiuto sentimentale.