Che cos’è e come si supera la sindrome di Cassandra?
Anche in tempi moderni lo spettro di Cassandra, principessa troiana condannata a profetizzare tragedie e a non essere creduta dai suoi pari, influenza le persone con tendenze ansiose o depressive, trasformandosi in una vera e propria sindrome.
La sindrome di Cassandra, conosciuta anche come "complesso di Cassandra", è un fenomeno psicologico che dà a chi ne soffre un senso di preoccupazione costante riguardo a eventi futuri negativi, anche quando queste preoccupazioni sono basate su prove deboli o addirittura assenti. Questo termine deriva dalla figura mitologica di Cassandra, principessa di Troia che ricevette da Apollo il dono della profezia ma fu condannata a non essere creduta dai suoi pari. Allo stesso modo, le persone che soffrono di questo problema tendono a vedere un futuro sempre nero e sentono di non essere credute per ragioni che a loro paiono incomprensibili, mentre agli altri ovvie: molte delle “profezie” sono del tutto irrealistiche.
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Vediamo più nel dettaglio quali sono le caratteristiche del complesso di Cassandra:
- Preoccupazioni esagerate: le moderne Cassandre tendono a focalizzarsi su scenari negativi e spesso immaginano che possa accadere il peggio anche in situazioni normali.
- Difficoltà a essere creduti: chi soffre di questa sindrome può sentirsi frustrato e isolato poiché le sue preoccupazioni spesso vengono scartate dagli altri come eccessivamente catastrofiche o irrazionali. In effetti spesso lo sono, anche se nella testa di chi soffre vengono viste come tremendamente reali.
- Bassa autostima: l’avvertita mancanza di supporto e comprensione da parte degli altri può contribuire a una ridotta autostima nelle moderne Cassandre, poiché possono cominciare a dubitare delle proprie percezioni e cadere nel loop della ruminazione.
- Stress, depressione e ansia: le preoccupazioni costanti e la sensazione di non essere ascoltati nascondono spesso un vissuto di stress, ansia e depressione. La sindrome di Cassandra non è una malattia, ma può nasconderne altre di clinicamente significative.
Ora che conosciamo la sintomatologia della sindrome di Cassandra, come è possibile superarla per guardare al futuro con più fiducia? Ecco qualche spunto.
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- Valutare razionalmente le preoccupazioni: è importante imparare a esaminare le proprie preoccupazioni in modo obiettivo. Domandarsi se ci sono prove concrete a supporto delle paure può aiutare a capire se queste sono basate sulla realtà o su percezioni distorte.
- Cercare sostegno professionale: poiché spesso la sindrome di Cassandra nasconde problematiche più rilevanti è bene prenotare un checkup psicologico e impostare eventualmente un percorso di psicoterapia.
- Praticare il pensiero positivo: coltivare una mentalità positiva può contrastare l'effetto delle preoccupazioni negative. Identificare e apprezzare le cose buone nella vita può aiutare a bilanciare le paure irrazionali.
- Cercare feedback esterno (e affidarsi ad esso): è essenziale confrontare le proprie percezioni potenzialmente distorte con quelle di persone vicine, amiche, che siano in grado di offrire una prospettiva equilibrata su ciò che sta avvenendo.
- Cercare attivamente la prova contraria alle proprie paure: invece di concentrarsi solo sulle prove che supportano le paure, è bene impegnarsi a cercare evidenze che smentiscano tali preoccupazioni. A volte fare il contrario di ciò che si avverte istintivamente può rivelarsi la strada giusta.
- Meditazione e tecniche di rilassamento: pratiche come la meditazione, la respirazione profonda e lo yoga possono aiutare a gestire lo stress e l'ansia, fornendo strumenti per affrontare le preoccupazioni in modo più calmo e concentrato.
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La sindrome di Cassandra può essere davvero una “brutta bestia” perché porta le persone a sentirsi letteralmente soffocate dalle proprie preoccupazioni. Le informazioni che ci arrivano ogni giorno da giornali e telegiornali ci presentano un mondo pericoloso, pieno di insidie, di violenza e di malattie. Ma per continuare a vivere in modo sereno è importante distinguere i pericoli reali da quelli immaginati, o rendersi conto che le tragedie sono tutto sommato una rarità rispetto alla vita quotidiana delle persone. Uscire di casa, partecipare alle feste, camminare nella natura, persino andare al lavoro, tutto può in teoria essere pericoloso. Ma chiudersi in casa, isolarsi, coltivare pensieri catastrofici non è la soluzione giusta e la psicologia ce lo dimostra.
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