Dire di essere appassionati di viaggi è come dire che ci piace il cioccolato: garantisce un consenso quasi unanime. Eppure ci sono persone a cui il cioccolato non piace, così come ci sono persone che non amano viaggiare.
Confessare di non amare i viaggi fa subito sentire come una sorta di animale da zoo, da guardare con curiosità… ma quali sono le motivazioni principali che stanno dietro al rifiuto o al fastidio per i viaggi? Conoscerle aiuta a considerare decisamente meno strano chi non ha un particolare gusto per l’avventura fuori casa.
Secondo gli studiosi dei comportamenti umani in ciascuno di noi ci sono due tendenze opposte: quella “turista” che spinge a esplorare nuovi territori e quella “nativista” che ci ancora all’ambiente conosciuto, nativo. Ogni persona vede un’alternanza di queste tendenze, ma ha anche dentro di sé un atteggiamento predominante. Coloro che sono principalmente “nativisti” hanno meno desiderio di viaggiare ed esplorare nuovi luoghi.
Secondo un articolo pubblicato sull’E-Review of Tourism Research, l’infanzia di una persona potrebbe determinare la sua futura passione o avversione per i viaggi. L’articolo si riferisce alla celeberrima teoria dell’attaccamento di Bowlby e sostiene che i bambini cresciuti con “attaccamento insicuro” diventeranno da grandi meno propensi a esplorare il mondo, trovando la loro sicurezza e la loro pace nell’ambiente domestico e nella routine quotidiana.
Alcune persone non amano gli imprevisti, per carattere o perché magari sono neurodivergenti. Viaggiare è l’apoteosi degli imprevisti, in quanto è impossibile pianificare un viaggio “al secondo” e “al centesimo”. Ecco perché chi non ama gli imprevisti e li trova fastidiosi o addirittura minacciosi per il suo equilibrio difficilmente vuole viaggiare.
Si dice che viaggiare apre la mente e in un certo senso è così, ma non c’è nulla di male nell’essere mentalmente “conservatori”. Alcune persone semplicemente amano la loro routine e non sentono il piacere di vedere, provare, assaggiare cose nuove. Alcune persone, specie se hanno subito un qualche tipo di trauma, trovano l’incertezza fortemente stressante e la vivono con vero dolore, per questo preferiscono strutturare le loro giornate in modo prevedibile.
La famiglia, la casa, l’orto, gli animali… per alcune persone sono queste le priorità e non le metterebbero in secondo piano neppure per una settimana o due. Nessuno può permettersi di giudicare male questa scelta ed è offensivo marchiare come “pigro” o “bigotto” chi non vuole allontanarsi dal suo giardino o dal suo divano.
In conclusione, la scelta di viaggiare non è influenzata solo dalla quantità di tempo e di denaro, ma anche dal carattere e dalle esperienze della persona: esistono individui che non amano viaggiare, pur avendone la possibilità.