Un tema frequentissimo nella narrativa fantascientifica è quello della macchina che prende coscienza e si ribella all’uomo. Questo filone narrativo, popolarissimo molti decenni or sono quando ancora non esisteva nemmeno internet, oggi sembra sempre più plausibile. Alcune persone, infatti, si stanno chiedendo se l’Intelligenza Artificiale non possa un giorno diventare “viva” e opporsi al comando umano. È pensabile che possa accadere?
La domanda non è così peregrina, dal momento che se la sono posta anche alcuni esperti di informatica, che in alcuni casi fanno anche parte dello stesso team di Open AI, una delle più popolari società di Intelligenza Artificiale. Questi esperti hanno creato un team per investigare sulla possibilità di una possibile futura “ribellione” dell’IA o comunque su una sua deviazione rispetto al tracciato stabilito.
Esistono già oggi dei test che possono verificare se una macchina stia assumendo un comportamento simile a quello umano. Un esempio è il test di Turing, che consiste nel far “conversare” una persona ignara con un computer. Dopo alcuni minuti, viene chiesto all’essere umano di stabilire se ha parlato con un altro umano oppure con una macchina. Perché il test sia considerabile come superato, la persona dovrebbe sbagliare, asserendo di aver parlato con una persona anziché con un PC, almeno con la stessa percentuale per la quale si sarebbe potuto sbagliare asserendo di aver dialogato con un uomo piuttosto che con una donna.
Alan Turing, l’inventore del test, era davvero un visionario. Il fatto che sia vissuto tra il 1912 e il 1954 rende davvero impressionante la sua capacità di immaginare futuri possibili. Nel 2014, nell’ambito delle celebrazioni per il sessantesimo anniversario dalla morte di Turing, un programma di Intelligenza Artificiale ha tentato la sfida, fingendo di essere un tredicenne ucraino e ingannando il 33% della giuria. Un record ancora più alto era stato ottenuto da un altro “bot” nel 2011. Secondo gli esperti, però, non si può realmente asserire che le Intelligenze Artificiali siano in grado di passare il test di Turing.
Oggi, più che al predetto test, si tende a dare attenzione al cosiddetto ragionamento fuori contesto, verificando se una macchina possa ricordare informazioni imparate precedentemente e rielaborarle per dare delle risposte, anche quando tali informazioni non sono direttamente collegate alla domanda posta.
Per quanto i test fatti siano stati numerosi e anche apparentemente incoraggianti, gli esperti sostengono che l’IA non abbia ancora neppure un minimo grado di consapevolezza situazionale. Possiamo stare tranquilli, allora? Non è detto. È necessario continuare a studiare per stare al passo con la crescita degli stessi modelli di Intelligenza Artificiale.