Secondo Maryanne Fisher dell'Università di York a Toronto il pettegolezzo femminile sarebbe una strategia atavica per abbattere la concorrenza e conquistare l’uomo dei propri sogni. La teoria discende dall’osservazione che le donne, quando si trovano nel periodo più fertile del mese, tendono ad avere un’opinione peggiore sulle altre. L’idea di Fisher è che la natura spinga a svalutare le possibili avversarie in modo da sentirsi rinforzate nella ricerca di un partner.
Per confermare quest’idea i ricercatori canadesi hanno condotto un esperimento: un gruppo di uomini e un gruppo di donne dovevano giudicare delle persone in fotografia, dando un voto sulla loro avvenenza. Si è visto che mentre i giudizi degli uomini rimanevano stabili nel tempo, quelli delle donne variavano in base alla fase del ciclo in cui si trovavano.
Dal dodicesimo al ventunesimo giorno del ciclo, periodo di massima fertilità (quando gli estrogeni nelle donne sono alle stelle), le opinioni sull’avvenenza delle altre donne in fotografia calavano sensibilmente nelle volontarie.
Maryanne Fisher e la sua squadra sottolineano che fino ad oggi gli studiosi dell’evoluzione umana si sono sempre concentrati sulla competizione tra maschi, fatta di aggressività e muscoli; ma è ora di riconsiderare anche il lato femminile della questione, che sembra essere non meno complesso e competitivo.
Certo, si tratta di un tipo di competizione molto mascherato e che nel mondo d’oggi potrebbe aver perso gran parte del suo potenziale. Non è infatti detto che le “pettegole”, coloro che sono più inclini a parlar male delle altre donne, risultino più attraenti a uno sguardo maschile. Per quanto ne sappiamo, non è sparlando degli altri che si fa colpo.
Forse questa forma di sfida con il mondo serve più alle donne stesse per guadagnare sicurezza in sé e porsi in modo più deciso nella ricerca di un partner. Sparlare non è mai una buona abitudine e comprendere che può essere un istinto naturale non significa sentirsi autorizzati a diffondere cattiverie.
Bisogna comunque riconoscere che il pettegolezzo, radicato com’è nella nostra specie, deve avere per forza avuto un posto importante nella storia umana. Dello sparlare e del rivelare segreti altrui si lamentano persino gli scrittori dell’antichità, segno che l’abitudine non va mai in crisi attraverso i secoli; eppure lo psicologo evoluzionista Robin Dunbar sostiene in una frase famosa: “Il pettegolezzo salverà il mondo? Forse no, ma ha reso l’umanità intelligente”. Dice ancora Ian McEwan: “Credo che i romanzi siano una forma elevata di pettegolezzo”.