Negli ultimi decenni, la filosofia orientale ha guadagnato sempre più spazio e interesse in Occidente, con un numero crescente di persone che si avvicinano a tradizioni millenarie come il buddismo, l'induismo, il taoismo e lo zen. Questa tendenza è evidente non solo tra gli studiosi di filosofia, ma anche e soprattutto tra coloro che cercano maggiore consapevolezza, equilibrio e pace nella loro vita quotidiana. Ma cosa rende così attraenti i principi della filosofia orientale per il mondo occidentale?
Una delle ragioni principali della crescente popolarità della filosofia orientale è il suo approccio alla vita e al benessere. Mentre la cultura occidentale spesso valorizza l'individualismo e il successo materiale, la filosofia orientale si concentra sulla ricerca della pace interiore, sui valori dell'armonia e dell'equilibrio. Concetti come mindfulness, meditazione e consapevolezza sono diventati sempre più centrali nelle vite di molte persone occidentali, alla ricerca di strumenti pratici per gestire lo stress e migliorare la qualità della vita.
L'Occidente ha affrontato una serie di sfide legate alla modernità, come lo stress cronico, l'ansia, e una crescente alienazione sociale. Parallelamente, si è venuta a creare una sfiducia nella religione cristiana, considerata repressiva e incapace di dare risposte ai mali del secolo.
In risposta a queste sfide, molte persone si sono rivolte alla filosofia orientale in cerca di risposte in grado di alleviare il loro disagio e la loro angoscia. Le pratiche di meditazione, in particolare, sono diventate un antidoto efficace contro l'iperattività mentale e le pressioni quotidiane, offrendo un rifugio di pace in un mondo sempre più frenetico.
La filosofia orientale abbraccia spesso una visione olistica dell'esistenza, vedendo il corpo e la mente come interconnessi con l'ambiente circostante. Questa prospettiva si allinea con la crescente consapevolezza ambientale e la ricerca di uno stile di vita sostenibile nell'Occidente contemporaneo. Concetti come l'equilibrio tra yin e yang, la connessione con la natura nel taoismo, o il rispetto per tutti gli esseri viventi nel buddismo hanno iniziato a influenzare la percezione occidentale dell'interconnessione tra umano e ambiente.
La filosofia orientale affronta apertamente la natura transitoria della vita e la realtà della sofferenza umana. Mentre la cultura occidentale tende ad evitare la discussione sulla sofferenza o invita a cercare un “oltre” paradisiaco sul quale concentrare le proprie speranze, le tradizioni orientali offrono strumenti per affrontare e superare il dolore già nella vita terrena.
La consapevolezza della transitorietà dell’esistenza, insegnata ad esempio nel concetto buddhista dell'impermanenza, può portare a una prospettiva più equilibrata sulla felicità e sulle sfide della vita.
Psicologi e ricercatori occidentali hanno prodotto studi scientifici e sperimentazioni pratiche sui benefici di pratiche come la meditazione per la cura di pazienti in grave difficoltà. In questo modo hanno implicitamente reso più autorevoli alcune pratiche orientali, ora integrate nella terapia e nella riabilitazione “classica”.
La globalizzazione e l'accesso sempre maggiore alle informazioni hanno facilitato lo scambio culturale tra Est e Ovest. Le persone hanno ora la possibilità di accedere facilmente a testi antichi, insegnamenti e pratiche della filosofia orientale. Questo ha aperto nuove porte per l'integrazione di questi principi nelle vite quotidiane delle persone occidentali.
Quando si è verificato il boom delle filosofie orientali in Occidente, a partire dagli anni ’60, molti sono stati gli atti di appropriazione grossolana e inesatta, di travisamento e di semplificazione delle autorevoli scuole e pratiche filosofiche dell’Est del mondo. È importante sensibilizzare chiunque voglia avvicinarsi alle filosofie orientali di farlo con coscienza e rispetto, andando sempre alla fonte quando possibile.
La filosofia new age, pur rispettabilissima, non può essere considerata come una versione divulgativa del sapere orientale per gli occidentali, quanto piuttosto come un movimento a sé stante, al 100% occidentale, che si limita al massimo a trarre qualche suggestione e qualche simbolo da buddismo, taoismo o induismo.