Secondo Treccani il bullismo è “un atteggiamento di sopraffazione sui più deboli, con riferimento a violenze fisiche e psicologiche attuate specialmente in ambienti scolastici o giovanili". Un tema che ricorre spesso in film e telefilm con protagonisti adolescenti ma, sarà perché sono girati prevalentemente negli Stati Uniti, il tema appare abbastanza lontano al pubblico italiano.
Eppure il bullismo esiste in tutti i Paesi e riguarda una fetta di giovani più grande di quello che si possa immaginare. Un recentissimo sondaggio di Webboh Lab, un osservatorio digitale concentrato prevalentemente sulla Generazione Z, ha riportato risultati stupefacenti: su 9000 intervistati tra i 13 e i 20 anni, il 70% ha dichiarato di essere stato vittima di bullismo, principalmente in ambito scolastico. A una percentuale così alta di bullizzati devono necessariamente corrispondere un certo numero di bulli e infatti circa il 33% degli intervistati, uno su tre, ha ammesso di aver rivestito almeno una volta il ruolo del bullo. La parziale sovrapposizione tra i due ruoli (il bullizzato e il bullo) suggerisce che si possa passare dall’uno all’altro, rendendo il bullismo un fenomeno che si autoalimenta.
Ci sono tre tipologie principali di bullismo: quello fisico, quello verbale e quello online, detto anche cyberbullismo. Tutte queste forme di prevaricazione possono essere estremamente dannose per un adolescente che è ancora in formazione e che ha un grande bisogno di costruire interazioni positive con i coetanei.
Il bullismo può riguardare tutti, ma a finire nel mirino sono spesso coloro che sono percepiti come “diversi” per le forme del loro corpo, per la loro etnia, per la loro timidezza, per qualsiasi lato vulnerabile al quale il bullo si attacca. E il bullo, invece, chi è? Spesso si tratta di un adolescente fragile (poco importa che sia maschio o femmina) che ha serie difficoltà a provare empatia e a riconoscere/gestire le proprie emozioni.
Dalla ricerca di Webboh Lab emergono 4 profili principali di bulli:
Tutti i bulli, che rappresentano un vero e proprio flagello per i coetanei, sono ragazzi che soffrono e che forse non hanno potuto sviluppare un comportamento socialmente accettabile per via di gravi carenze nell’educazione, anche affettiva.
È importante che nelle scuole si continui a parlare di bullismo non solo per aiutare le vittime, ma anche per prendersi cura degli aggressori stessi. Infatti il bullismo è un fatto grave, non certo una ragazzata, e deve essere attenzionato per evitare che il bullo porti nell’età adulta i propri problemi comportamentali.