Le culture popolari di tutte le latitudini ed epoche (inclusa la nostra) sono piene di superstizione e magia, associata spesso a materiali comuni o addirittura a cibi. Ecco sette ingredienti che sono molto comuni nelle cucine di oggi, ma un tempo erano usati non solo a scopo alimentare:
Durante il Medioevo l’aneto era associato a utilizzi magici. Si credeva, infatti, che avesse il potere di allontanare i demoni. In alcune zone si usava appendere un rametto d’aneto sullo stipite delle porte per impedire al Diavolo di entrare in casa. L’infuso di aneto era considerato un antidoto contro i malefici e in Germania e Belgio ciuffi di aneto erano inseriti nei bouquet nuziali per proteggere la sposa dal male e benedire la coppia.
Nell’Inghilterra vittoriana andava di moda il rimedio delle “patate antireumatiche”. La gente portava con sé in tasca una piccola patata (come qualcuno nel nostro Paese fa ancora oggi con le castagne) per allontanare il pericolo di reumi o per “assorbirli” se già presenti. Attenzione! La patata doveva rigorosamente essere stata rubata, altrimenti non avrebbe funzionato.
È molto nota la credenza che l’aglio allontanasse i vampiri. Si pensa che questa superstizione abbia avuto origine in Romania, la “patria dei vampiri”. Un po’ in tutta Europa si pensava che l’aglio avesse una funzione protettiva per la casa e per le persone. L’aglio è da sempre protagonista di cure popolari contro i malanni più vari, dal raffreddore al mal di stomaco alle afte della bocca: il bello è che la scienza moderna ha scoperto che l’aglio è davvero un potente disinfettante. Purtroppo la sua funzione anti-vampiro non è altrettanto dimostrabile.
Gli antichi romani credevano che il carciofo fosse un rimedio contro la calvizie. Nel Medioevo si diceva invece che questo vegetale fosse un potente afrodisiaco, infatti alle donne era proibito mangiarlo.
Gli antichi romani attribuivano al cetriolo una varietà di poteri eccezionali: secondo Plinio il vecchio poteva stimolare la fertilità, per questo le donne usavano portare cetrioli legati alla cintura per rimanere incinte. Freud avrebbe molto da dire a riguardo. I romani usavano i cetrioli anche come rimedio contro i topi e come antidoto alle punture di scorpione.
Il fico è associato alla fertilità fin dalla notte dei tempi (è menzionato anche nella Bibbia). Le donne della tribù africana Kikuyu usavano spalmarsi addosso la linfa dell’albero di fico per aumentare la possibilità di concepire. Una tradizione differente, originaria della Bolivia, sosteneva che i fichi fossero un frutto diabolico e credevano che camminare sotto alberi di fico facesse ammalare. Anche in Papua Nuova Guinea si crede che dai fichi provengano spiriti maligni.
Nel Medioevo le giovani donne desiderose d’amore cucinavano torte di semi di papavero e ne gettavano una fetta fuori dalla porta di casa. Le strade erano piene di animali a quel tempo: se un cane o altro animale avesse preso la fetta di dolce per mangiarla, si fosse allontanato e poi fosse tornato, quella era la direzione da cui sarebbe giunto il vero amore. Ma i semi di papavero erano utilizzati anche dalle invidiose: si pensava che mettere dei semi nella calza di una sposa ne bloccasse la futura fertilità.