Esistono persone che faticano a resistere alla tentazione di comprare nuovi libri, pur avendone altri già acquistati e ancora non letti. Un tipo di accumulo chiamato dai giapponesi "tsundoku" e che, contrariamente a quanto si potrebbe supporre, non ha a che fare con l’acquisto compulsivo.
Secondo alcuni, la pila di libri non letti può avere un significato psicologico positivo, rappresentando una sorta di post-it che è lì per ricordarci ogni giorno della nostra voglia di fare e di conoscere: un invito continuo a farlo, aprendo finalmente quelle pagine e immergendoci in mondi sconosciuti.
Illuminante è la storia di Umberto Eco, professore universitario e scrittore di gran fama, che alla sua morte ha donato allo Stato una biblioteca sterminata: oltre 30.000 libri. Li aveva letti tutti? No.
I libri di Eco erano un archivio di conoscenza, non solo quella già posseduta ma quella “possibile”. D’altra parte lui stesso sostenne sempre pubblicamente che essere colti non significa sapere tutto a memoria, ma sapere dove e come andare a cercare le informazioni che servono. Ecco perché si circondò di così tanti libri, anche se non ebbe modo, tempo o voglia di consultarli tutti.
L’autore autore Nicholas Nassim Taleb ha coniato in riferimento a tutto questo il concetto di “antibiblioteca": un archivio del sapere a cui vorremmo attingere anche se ancora non lo abbiamo fatto. Come una raccolta di mappe che un giorno, quando avremo bisogno di metterci in viaggio, consulteremo. E no, non è la stessa cosa che riempire un armadio di vestiti pensando che forse un giorno capiterà la festa giusta in cui indossarli.
I discorsi che abbiamo fatto sono ben noti a tutti gli appassionati di lettura (chi non ha libri in attesa sul proprio comodino?) ma non hanno a che fare con un triste fenomeno della modernità e non solo: usare i libri come status symbol. Guardando una qualsiasi libreria di una qualsiasi casa è subito intuibile, per la varietà e per la quantità di titoli, capire quando questi oggetti sono stati messi lì per pura estetica e quando, invece, rivelano la mappa di un interesse reale, anche ramificato e non del tutto esplorato. Non c’è niente di più triste di una libreria “finta” che è stata messa in un punto per arredare e non per essere usata.
E poi, se siamo accumulatori di libri non letti, non facciamoci (vi prego!) prendere dall’ansia da prestazione o dalla paura delle lunghe pagine. C’è chi legge con molta velocità, chi meno; ci sono momenti della vita in cui non si è psicologicamente predisposti, altri in cui non si farebbe che leggere. Non dobbiamo confrontare con nessuno la nostra velocità o quantità di lettura, a meno che non vogliamo rendere un'altra volta i libri un feticcio da esibire su Tiktok.
Dice la scrittrice Jessica Stillman "Se il tuo ritmo di lettura non sta dietro al ritmo d'acquisto, ho una buona notizia per te: la tua libreria strapiena di testi non letti non è un segno di fallimento o ignoranza, ma una medaglia d'onore".