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    Il mito della "femme fatale"
    La femme fatale o “divoratrice di uomini” è un mito che inizia a diffondersi nell’800 e che ha qualche ricaduta anche sull’oggi, ma forse si è davvero esaurito.

    Cos’è la femme fatale (“donna fatale” in francese)? Si tratta di una donna libera e indipendente, ipersessualizzata, dalla bellezza enigmatica che cela tratti aggressivi e minacciosi; può essere capricciosa, volubile, sadica, ma di certo è al 100% sensuale e ammaliante. Il suo unico scopo è far cadere gli uomini ai suoi piedi per poi schiacciarli, dominandoli psicologicamente.

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    Questo genere di donna ipnotizzante, splendida e un po’ malvagia esiste fin dall’antichità, pensiamo all’omerica Circe, che è in grado di sedurre gli uomini e mantenerli in uno stato di dominio psichico e fisico assoluto: alcuni possono essere trasformati in bestie, in maiali, altri come Odisseo possono essere ammaliati e trasformati in una specie di schiavi sessuali.

    Un altro simbolo antico che si riconduce alla femme fatale è quello della vagina dentata: l’idea sottesa da questa immagine è che alcune donne possono essere pericolose per l’uomo, portandolo a perdere simbolicamente la propria virilità e prendendo poi il suo posto.

    Tuttavia, per essere precisi, è solo nell’800 che nasce e prende piede il mito della “donna fatale”. Uno degli esempi più clamorosi, in pieno Romanticismo teatrale, è una figura di rottura come Carmen, la bella sigaraia zingara che fa impazzire gli uomini. Non a caso una delle arie più famose della Carmen di Bizet recita “L'amore è un piccolo zingaro/ non ha mai, mai conosciuto legge/se tu non mi ami, io ti amo/ e se io ti amo, attento a te!”.

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    Negli anni appena successivi alla creazione del mito della femme fatale, questa venne presa dalla psicanalisi addirittura come “modello isterico” di femminilità deviata. Non c’è da stupirsi.

    C’è infatti un motivo per cui la femme fatale nasce all’indomani della prima ondata della Rivoluzione Industriale: in quell’epoca le donne iniziavano a reclamare i loro diritti, come quello di voto, ed erano perciò viste come una minaccia da parte degli uomini. Un “pericolo” che fu presto sublimato in una fantasia erotica come quella della donna mangia-uomini.

    Oggi il mito della femme fatale non esiste quasi più: lo si ritrova ancora nelle tante figure letterarie che sono state create a partire da esso, come la Salomè di Oscar Wilde o la donna-vampiro di Baudelaire, e lo si rivede nelle prime dive del cinema muto. Se qualcosa sopravvive di tale mito, oggi, è più che altro la pubblicità, che rappresenta spesso e volentieri donne sicure, ammalianti e aggressive ma impeccabili alla vista e dal corpo canonico – svuotate del loro potere eversivo.

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    L’equivalente della femme fatale oggi è, più probabilmente, la “donna-uomo”: la lesbica, la queer, la non binaria, la trans; ma anche la single, l’asessuale, la dirigente o capo d’azienda. Questi sono i tipi di femminile-non femminile (tradizionale) che fanno ancora paura ai maschilisti; queste sono tipologie di donne che non sono state ancora interamente rielaborate in oggetti d’immaginario pornografico come è avvenuto per la femme fatale.

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     Commenti (1)
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    1. introversa, Genova (Liguria)
      Articolo che trasuda maschilismo, vero, tanti uomini hanno paura della supremazia delle donne se dimostrata, altri uomini abituati anche al comando non vedono l'ora nel privato a gettarsi sotto i piedi di una donna che li domini e non solo simbolicamente sotto il tacco di una scarpa e non solo a spillo.
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