Guerre, violenza, omicidi: qual è l'origine della cattiveria
Quali sono i fattori che danno origine alla violenza, da quella privata alle guerre che coinvolgono migliaia di persone? Scopriamo le principali teorie.
L’essere umano è in grado di compiere azioni meravigliose, ma anche terribili: dalla realizzazione di grandi opere d’arte, infrastrutture, dai gesti di bontà e altruismo che sono rimasti nella storia, alla brutalità di distruzione, guerre, violenza, omicidio e tortura. Cosa sta alla base di quello che conosciamo come il lato oscuro dell’umanità?
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I cattivi per eccellenza, ossia i killer e i dittatori sanguinari, hanno dei tratti in comune? È da questa domanda che dobbiamo partire se vogliamo esplorare la malvagità umana.
Lo psicologo Roy Baumeister risponde individuando, tra i fattori che inducono alla crudeltà, una serie di pulsioni: il desiderio di guadagno materiale, l'"egotismo minacciato" (cioè la violenza che si scatena quando una persona narcisista e instabile viene minacciata), il sadismo (tendenza a provare piacere vedendo gli altri soffrire) ma anche l'idealismo (alcune persone fanno del male per fini che ritengono nobili o in astratto lo sono davvero).
L’idealismo è spesso la causa di guerre, pensiamo anche solo alle guerre di religione, che per un fine astratto e ideale scatenano la brutalità umana facendo compiere le azioni più efferate. Sotto i nostri occhi, in questo momento, le guerre sanguinose che radono al suolo Ucraina e Palestina sono un esempio di come il fine (ampliare la propria sfera di influenza, liberarsi di un problema pluriennale, affermare una nazione a discapito dell’altra, abbattere il terrorismo) porti a mezzi assolutamente sproporzionati in fatto di crudeltà. Se poi aggiungiamo che sulla guerra molti “mangiano”, tra privati e aziende e fino a volte al piccolo soldato, capiamo come sia facile scatenare la brutalità.
Per quanto riguarda invece la cattiveria in senso individuale, come ad esempio quella dei killer o degli abusatori, a livello psicologico le cause possono essere di vario tipo:
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Fattori biologici:
- Genetica: alcuni studi suggeriscono che ci possa essere una componente genetica che predispone certi individui ad un comportamento antisociale e aggressivo.
- Neurobiologia: anomalie o disfunzioni in determinate aree del cervello, come l'amigdala e la corteccia prefrontale, possono essere correlate a comportamenti aggressivi e mancanza di empatia: a volte le persone vittime di traumi cranici rilevanti possono cambiare carattere e sviluppare sadismo.
Fattori psicologici:
- Trauma e abuso: esperienze traumatiche vissute specialmente durante l'infanzia come l'abuso fisico, emotivo o sessuale, possono portare a sviluppare comportamenti aggressivi o malvagi nell’adulto che replica inconsapevolmente il male subito.
- Disturbi della personalità: alcuni disturbi della personalità, come il disturbo antisociale della personalità o il disturbo narcisistico, sono spesso associati a comportamenti malvagi o manipolativi.
Fattori sociali:
- Ambiente familiare e sociale: un ambiente familiare disfunzionale, con mancanza di affetto, disciplina inadeguata o modelli di comportamento violenti può influenzare negativamente lo sviluppo del comportamento di un individuo.
- Influenze culturali e mediali: La cultura in cui si vive e i media possono anche giocare un ruolo significativo. L'esposizione a modelli di comportamento violenti o la glorificazione della violenza possono contribuire alla normalizzazione della cattiveria.
Teorie psicologiche:
- Teoria dell'apprendimento sociale: proposta da Albert Bandura, suggerisce che il comportamento aggressivo e malvagio può essere appreso osservando e imitando modelli di comportamento nei media o nella vita reale.
- Teoria della frustrazione-aggressività: questa teoria sostiene che la cattiveria e l'aggressività possono emergere come risposta alla frustrazione e agli ostacoli percepiti nei confronti del raggiungimento dei propri obiettivi.
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Fattori evolutivi:
- Alcuni psicologi evoluzionisti suggeriscono che comportamenti considerati malvagi potrebbero avere radici evolutive, essendo stati, in qualche misura, vantaggiosi per la sopravvivenza o la riproduzione in contesti ancestrali.
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