Il razzismo è un grave problema in una società che vuol essere democratica e inclusiva. Chi pensa che questo sia soprattutto un tema che riguarda la popolazione anziana deve ricredersi: secondo un recente studio spagnolo, il 25% dei giovani tra i 15 e i 29 anni ha una mentalità xenofoba e razzista.
Anche se fortunatamente la maggioranza dei giovani ha un atteggiamento più aperto e tollerante (parliamo di 3 su 4) è quel 25% che resta fuori a indurre a riflettere. Si tende a pensare che ogni nuova generazione cresca con una mentalità più aperta e tollerante della precedente, ma non sempre ciò avviene.
Il lavoro di ricerca, condotto dal Centro Reina Sofía per l’adolescenza e la gioventù della Fondazione FAD, ha preso in esame 1200 giovani e ha evidenziato alcuni punti in comune nelle persone che hanno dimostrato di essere razziste:
Questo dato si incrocia con il fatto che il 32,6% degli adolescenti di origine diversa da quella spagnola ha subito aggressioni fisiche a causa del razzismo.
È vero che parliamo della Spagna, ma questo Paese è tanto simile al nostro per molti punti, tanto che sarebbe il caso di condurre uno studio simile in Italia per valutare eventuali somiglianze. C’è di preoccupante che ragazzi così giovani ancora portino avanti idee sulla superiorità europea che dovrebbero essere state messe al bando da decenni.
Ma quindi i giovani sono più razzisti dei loro nonni? Probabilmente no. Secondo il magazine La Mente è Meravigliosa, quello che sta accadendo è che i piccoli crescono in un mondo dove le ideologie sono sempre più polarizzate e vengono trasmesse in modo aggressivo tramite i social network: l’ideologia più “estrema” tende a fare più rumore e quindi a essere seguita. Anche l’educazione in famiglia, chiaramente, ha un ruolo.
Oltre al fenomeno del razzismo nei giovani ce n’è un altro, che il sociologo Tyron Forman ha definito “apatia razziale”, cioè un totale disinteresse per i problemi sociali creati dal razzismo. Forman nel 2015 ha condotto uno studio che ha dimostrato che molte persone non sanno riconoscere dinamiche razziste e xenofobe quando le vedono messe in atto: una sorta di daltonismo che è figlio del disimpegno e che permette inevitabilmente al razzismo di proliferare.