“Mottainai” è un’espressione giapponese che si può tradurre con “che spreco!”. In genere si dice così quando si butta via del cibo oppure un oggetto che avrebbe potuto avere una seconda vita. Questo concetto è molto radicato nella cultura giapponese e deriva dalla convinzione buddista che ogni cosa abbia un valore intrinseco, un’essenza. Non si tratta di essere legati agli oggetti in senso consumistico ma di riconoscere il loro valore anche quando appaiono vecchi o danneggiati. I giapponesi tendono a riciclare tutto e quando un oggetto è davvero consunto gli danno un “addio” dignitoso e responsabile.
Si dice che nell’epoca Edo i samurai dovessero indossare lo stesso kimono per 10 o 20 anni, quindi erano costretti ogni tanto a rammendarlo. Quando il kimono era troppo consunto veniva trasformato in una borsa o in uno straccio per pulire la casa. Quando anche in veste di straccio si era consumato troppo veniva usato per accendere il fuoco, e poi la cenere veniva usata per lavare i piatti. In questo modo nulla andava sprecato.
Le difficoltà che la popolazione giapponese ha attraversato nel corso della sua storia, anche durante la seconda guerra mondiale, hanno radicato profondamente il concetto del mottainai, facendolo estendere anche ad altre sfere della vita.
Si può dare infatti anche un’interpretazione psicologica al concetto di mottainai: questo “pentimento per lo spreco” può applicarsi anche alle risorse psichiche di cui ognuno di noi dispone. Possiamo usare lo spirito mottainai per riconoscere il valore della nostra essenza, delle nostre virtù e dei nostri doni e per imparare a non sprecarli.
Una volta che abbiamo trovato il nostro ikigai, ossia la nostra "ragione di essere" o "motivo per cui svegliarci al mattino", possiamo applicare la lezione del mottainai per non sprecarlo giorno dopo giorno. L’idea è di trarre dalla nostra vita tutto il vantaggio possibile, usando fino in fondo le risorse di cui disponiamo per fare ciò per cui ci brillano gli occhi.
Il mottainai è in definitiva una chiamata ad essere protagonisti della nostra esistenza, consapevoli delle nostre scelte, grati per ciò che possediamo in termini psicologici e pronti a usare fino all’ultimo granello del nostro potenziale fino all’ultimo giorno della nostra vita.