Il gaslighting è una forma di manipolazione psicologica subdola e dannosa, in cui una persona cerca di far dubitare un'altra della propria percezione della realtà, dei propri ricordi o del proprio giudizio. Questa tecnica viene spesso utilizzata nelle relazioni tossiche, sia in ambito sentimentale che familiare, lavorativo o sociale, con lo scopo di esercitare potere e controllo sulla vittima.
Il termine deriva da un'opera teatrale del 1938, Gas Light (poi adattata nel celebre film Angoscia del 1944 con Ingrid Bergman), in cui un uomo cerca di far credere alla moglie di essere impazzita, modificando piccoli dettagli dell’ambiente domestico, come l’intensità della luce delle lampade a gas, e negando sistematicamente i suoi sospetti.
Chi fa gaslighting adotta una serie di tecniche per convincere la sua vittima di essere impazzita o di avere percezioni sbagliate; è importante conoscerle per difendersi.
Il gaslighter può dire palesi bugie in modo molto serio, senza alcun tipo di vergogna. Anche quando la vittima sa che si tratta di menzogne, questo tipo di comportamento servirà a destabilizzarla e a gettarla nell’incertezza.
La tecnica principale del gaslighting consiste nel negare “fino alla morte” di avere detto o fatto delle cose che la vittima è ben sicura di avere sentito o subito. A forza di negare, il gaslighter insinua nella vittima il dubbio di avere sbagliato, di aver sentito o percepito male, di aver frainteso una situazione ecc.
Se la vittima ha dei figli, il gaslighter potrebbe usarli come mezzo per partire all’attacco. Potrebbe ad esempio manipolare l’altra persona insinuando che sia un cattivo genitore. In questo modo il manipolatore usa ciò che è caro alla vittima come un mezzo per prenderla all’amo.
L’usura mentale a cui porta il gaslighting segue il principio della rana bollita di Noam Chomsky: la vittima si esaurisce lentamente, senza nemmeno rendersi conto di stare scendendo una scala che porta all’inferno. Anche le persone più intelligenti possono essere catturate da una rete di dubbi su se stesse e sulla realtà e andare lentamente verso il burnout.
Di solito chi fa gaslighting predica bene e razzola male: dice cose che non fa e fa cose che non ammette. Mai ascoltare le parole di un manipolatore, ma guardare sempre alle sue azioni e giudicarlo a partire da esse!
Nessun buon manipolatore mostra sempre la sua faccia mostruosa. I bravi gaslighter sanno bene che oltre a denigrare la vittima, periodicamente devono anche darle un rinforzo positivo. La stessa persona che ieri ti ha mancato di rispetto oggi può complimentarsi per ogni cosa che fai e riempirti di lodi. Ma questa apparente bontà cela sempre un fine manipolatorio.
La base del gaslighting come tipologia di manipolazione è sempre creare confusione nella vittima, inducendola a dubitare delle sue percezioni. Nella confusione che il gaslighter stesso ha creato, egli si offre di solito come una persona “sicura” e desiderosa di aiutare: il tutto per legare la vittima a sé ancora di più.
Il gaslighter può cercare di convincere la sua vittima che altre persone la giudichino male o ce l’abbiano con lei. In questo modo tenta di mettere la vittima contro i suoi familiari, colleghi o amici.
Il gaslighter può effettivamente mettere la vittima in contrasto con il suo ambiente sociale, inducendo le altre persone a credere che sia “impazzita”. In questo modo, quando la vittima si lamenterà del suo persecutore, la gente non le crederà.
Il gaslighting consiste spesso nel far credere alla vittima che tutti mentano, meno il manipolatore naturalmente. In questo modo la vittima viene isolata sempre di più dal suo ambiente sociale, legandosi maggiormente al gaslighter.
Conoscere il gaslighting e le tecniche più comuni di manipolazione è fondamentale: è infatti una “profilassi” per evitare di cadere nella rete. La consapevolezza porta a evitare di accondiscendere manipolatori che inizialmente si presentano come agnelli, ma che a un’attenta analisi mostrano già i denti da lupo.