I neogenitori, dal momento che il loro primo figlio viene alla luce, finiscono catapultati in un “mondo parallelo”: ci sono orari, esigenze e abitudini che prima non si era mai pensato di poter avere. Questo impatta moltissimo sullo stile di vita della persona, per anni e anni, ma non si pensa abbastanza a quanto impatti sulle amicizie.
Chi ha figli può sentirsi isolato dalle proprie amicizie, chi non li ha invece si sente tagliato fuori. Le cene in compagnia diventano sempre meno frequenti, una serata al cinema diventa un incubo logistico, le chiacchierate fino a tarda notte spariscono e persino le telefonate vengono continuamente interrotte. I genitori si lamentano che il mondo non è a misura di bambino, gli amici senza figli si sentono soffocati dalla necessità di dovere a loro volta adattarsi alle esigenze dei bambini che non hanno. Quello di un amico che entra nella genitorialità all’inizio può sembrare un cambiamento semplice da gestire, una questione banale di orari e calendario, mentre in realtà è molto di più.
Il senso di esclusione da parte di chi non ha dei bambini può essere profondo, ma d’altra parte non è certo colpa degli amici genitori se avere figli è un’esperienza totalizzante: la routine di chi ha dei bambini può essere stancante, ripetitiva e persino soffocante. Le amicizie che non riescono ad adeguarsi al cambiamento possono venire messe in pausa più per l’esaurimento personale che per una mancanza di interesse.
Per i genitori mantenere una sfera amicale è difficile: gli amici senza figli possono sembrare lontani, distratti o insensibili ai loro problemi, mentre gli amici che a loro volta sono genitori possono essere legati da un rapporto piatto, incentrato unicamente sulla condivisione delle esperienze relative ai loro bambini.
È centrale la domanda su chi debba adeguarsi tra chi ha figli e chi non ne ha: perché sono sempre i secondi a dover fare un passo indietro per assecondare i primi? La società spinge con forza a diventare genitori, assegnando implicitamente a chi non ne ha un posto al secondo gradino della scala. Ciò comporta che chi è senza figli debba sempre accondiscendere alle esigenze di chi ha dei bambini, ma questo non è giusto: in un’amicizia l’adattamento deve essere bidirezionale. Se è sempre solo uno dei due a dover cedere, il rapporto diventa sbilanciato e con il tempo può rovinarsi.
Per mantenere un’amicizia dopo un cambiamento così grande come una nascita è necessario trovare nuovi modi di stare insieme e nuovi argomenti di conversazione che non siano unicamente incentrati sui figli. Anche scegliere di vedersi senza i bambini, per quanto con minore frequenza, è una scelta di rispetto. Se c’è impegno reciproco l’amicizia non solo può mantenersi, ma può diventare persino più forte.
D’altra parte la genitorialità può essere vista come un banco di prova: ci saranno amicizie che sopravvivranno e altre che si ridefiniranno o finiranno, e questo dice molto sulla qualità che la relazione aveva prima dell’arrivo di un nuovo nato.