A un certo momento della vita può capitare di sentirsi bloccati, in preda a un malessere difficile da definire. Può esserci stato un cambiamento, come un trasferimento o un nuovo lavoro, o può esserci stata la fine di un percorso (di studi, ecc.). All’improvviso, tutte le strategie psicologiche che prima funzionavano sembrano non andare più bene e ci si sente inerti, impotenti di fronte alle circostanze. Questo senso di arresto può dare luogo a un grande dolore, scatenando la cosiddetta crisi esistenziale: un malessere psicologico che sfugge a qualsiasi diagnosi ma non per questo è meno difficile da affrontare.
Di fronte a un blocco apparentemente inspiegabile si possono provare diverse sensazioni come la vergogna, il senso di inadeguatezza o di colpa; possono altresì emergere pensieri negativi su di sé e sul proprio futuro. Qualcuno potrebbe avere la sensazione di non riconoscersi più, di non sapere più chi è.
Una possibile spiegazione di queste crisi è che siano collegate a una fragilità psicologica latente che riguarda il senso di sé.
Il senso di sé nasce nella prima infanzia e si struttura attraverso le relazioni che il bambino intreccia con le sue figure di riferimento. Se i genitori si comportano in modo “sufficientemente buono”, ossia si prendono cura del bambino con dedizione ed empatia, questo può sviluppare un sé sano, il cosiddetto “vero sé”. Se invece i genitori risultano assenti e trascuranti o, al contrario, eccessivamente invadenti e con troppe richieste, può svilupparsi un “falso sé”.
Il falso sé emerge nelle situazioni in cui non è possibile esprimere la propria vera personalità e ci si sente in qualche modo in pericolo. Mentre il vero sé è incentrato sull’essere, il falso sé è incentrato sul reagire: adattandosi al mondo e nascondendo la propria vera personalità, i propri veri sogni, i propri veri desideri il bambino e poi l’adulto si conforma al mondo lasciando scomparire la propria identità, fino a creare uno scollamento da essa.
Un’adesione troppo stretta al falso sé fa sì che la persona piano piano si dimentichi la propria vera natura. Vive semplicemente per accondiscendere gli altri e, sì, può ottenere dei risultati, ma a un certo punto della vita sentirà la mancanza della possibilità di esistere in modo libero, creativo e soddisfacente. Quando per qualche motivo esterno o interno il falso sé crolla, arriva la crisi esistenziale, che è il momento in cui l’individuo deve ridiscutere l’idea che ha di se stesso.
Per superare la crisi è necessario rintracciare il proprio vero sé. Come fare? Non esistono strategie valide per tutti ma si può comunque provare a seguire alcuni consigli. Innanzitutto è bene fermarsi per riscoprire i propri gesti spontanei, le proprie emozioni e i propri desideri. Nel fare ciò sarà necessario affrontare le paure che impediscono di arrivare alla radice del sé, arrivando piano piano a trovare la propria autenticità (forse per la prima volta).
Affrontare le paure che sbarrano l’accesso alla propria vera natura non è un processo semplice, tutt’altro: la scoperta di sé è un processo continuo che può durare anni o addirittura un’intera vita. È importante circondarsi di persone che siano alleate, accoglienti e in grado di riconoscere e validare il sé originario nella sua emersione. Allontanare le persone e le situazioni negative e dare credito a quelle positive è essenziale per creare un ambiente sicuro dove il vero sé possa riemergere.
Riscoprirsi è una grande fatica, ma ne vale la pena: si tratta di ricominciare a esistere in modo libero anziché vivere perennemente “in reazione”.