Cos’è l’attitudine? Si tratta di una disposizione mentale che influenza la nostra percezione del mondo e ci permette di reagire alle diverse situazioni. L’attitudine ci guida e ci induce a prendere una direzione: se siamo positivi ci porta a pensare e agire in un modo, mentre se siamo negativi ci comporteremo in maniera opposta.
Se abbiamo un’attitudine positiva saremo portati a cogliere le opportunità dietro gli ostacoli, mentre con un’attitudine negativa saremo propensi a bloccarci di fronte alle difficoltà.
Ma l’attitudine positiva non è la panacea di tutti i mali. Viviamo in un mondo nel quale viene ripetuto costantemente che basta sorridere per attirare fortuna e successo: questo non è vero! E chi crede ciecamente nel potere dell’attitudine positiva potrebbe sentirsi in colpa di fronte a un fallimento, giudicandosi “non abbastanza”. La persona, delusa, potrebbe dire a se stessa di non essere stata abbastanza positiva, di non aver creduto a sufficienza, di non aver sorriso come doveva.
Il grande limite dell’attitudine positiva è che a volte è vissuta come una performance da attuare con perfezionismo: se oggi ti sei alzato con il piede sbagliato è colpa tua e devi immediatamente correggere il tuo atteggiamento. Come se non andasse bene affrontare delle difficoltà e avere anche qualche pensiero negativo. Inoltre, cosa ancora più grave, la “religione dell’attitudine” non educa all’azione. Chi crede he avere un atteggiamento positivo basti a risolvere ogni problema solitamente si limita a sedersi e aspettare, senza prendere le redini della situazione.
È per questo che l’esperto di produttività Alfonso Alcántara ha coniato il concetto di “fattitudine”, combinando “fare” e “attitudine”. L’idea è che il modo migliore di comportarsi non risieda soltanto nel praticare un’attitudine positiva ma soprattutto nell’agire. Non aspettare, insomma, di avere le condizioni migliori per buttarsi, ma farlo e basta, anche se si ha qualche pensiero negativo.
Esempi di fattitudine sono mettersi a fare sport anche se non si ha motivazione; iniziare un progetto anche se si ha molta paura di sbagliare; dare finalmente inizio a quella conversazione scomoda, anche se non si sa dove porterà; iniziare a scrivere un libro anche se non si sa come finirà.
J.K.Rowling scrisse Harry Potter nel periodo peggiore della sua vita, come non stanca di ripetere. Ebbene sì: era da poco divorziata, si era trasferita in una città dove non conosceva praticamente nessuno e aveva bisogno di rivolgersi ai servizi sociali per mantenere la figlia piccola. Eppure, nei pochi attimi che riusciva a strappare alla sua vita così difficile, si sedeva al tavolo e scriveva il suo libro. Le condizioni di partenza non erano buone, il suo nome era sconosciuto, e possiamo solo immaginare quanto sconforto abbia provato nell’incassare i primi rifiuti dalle case editrici. Ma lei ha continuato lo stesso a provarci, e ora Harry Potter è un caso internazionale.
Provarci “male” è meglio che non provarci affatto. La storia a lieto fine che abbiamo raccontato ne è la prova. Quindi coltiva pure la tua attitudine positiva, ma non aspettare che le stelle si allineino per agire!