Dare una mano agli altri, mettersi a disposizione anche quando siamo stanchi, ascoltare le esigenze e le richieste di tutti: abitudini meravigliose, concretizzazione di parole purtroppo desuete come altruismo, spirito di servizio, solidarietà. Ma dire sempre di sì è giusto? Attenzione: solo fino a un certo punto.
Stabilire dei limiti da non superare e dire di no con onestà e decisione se qualcuno prova a scavalcarli è un atteggiamento sano, che può rendere la nostra vita equilibrata. Viceversa, dire sempre di sì forzando noi stessi e i nostri limiti per soddisfare tutte le esigenze degli altri rappresenta una strada spianata verso l'infelicità (e l'esaurimento nervoso).
Se anche voi sentite, a volte o sempre, di essere intrappolati nella "spirale del sì", sarà opportuno che vi prendiate un momento di riflessione e che vi poniate due importanti domande:
Le persone che tendono a dire sempre di sì sono di natura empatica: avvertono i bisogni altrui, quelli espliciti ma anche quelli non espressi verbalmente, e si sforzano di creare il terreno per una comunicazione sincera e paritaria compensando le mancanze dell'altro. Di fatto, però, l'eccesso di generosità produce spesso un atteggiamento servile: questo non è generalmente apprezzato nella nostra società, in cui l'attenzione e la buona considerazione sono piuttosto rivolte a doti come il fascino e la forza. Si rischia, insomma, che dopo essersi fatti in quattro per accontentare gli altri si venga addirittura giudicati male.
Ma non è questo il problema principale, perché le persone molto generose lo sono, a volte, anche in virtù di alcune loro mancanze. Sono generalmente soggetti che godono di scarsa autostima e che cercano, nel sorriso altrui, il senso della loro esistenza. Attenzione allora, cari generosi! Sappiate riconoscere il vostro valore e non cercatelo in un "grazie" che troppo spesso tarda ad arrivare.
L'istinto di assecondare sempre le richieste degli altri porta alla consunzione fisica e mentale e non sempre crea un risultato realmente positivo. Chi si abitua a superare quotidianamente il suo limite pur di compiacere gli altri entra di fatto in una sorta di automatismo e spesso spreca molte energie per assecondare richieste futili o marginali per chi le ha fatte.
Concediamoci, dunque, il permesso di dire di no quando serve. Non significa, di colpo, ritirarsi in se stessi chiudendo il rubinetto della solidarietà ma, piuttosto, imparare a valutare correttamente il proprio tempo e metterlo sul piano di parità con quello degli altri. Dare più valore al proprio tempo e alle proprie energie significa fare un bilancio corretto delle situazioni. Uno degli esempi più importanti è il lavoro: chi tende a dire sempre di sì e non dà valore al proprio tempo sarà più facilmente sfruttato, lavorando a poco prezzo o sobbarcandosi troppi straordinari. A beneficio di chi? Del capo? Dell'azienda? E a discapito di chi? Di te e degli altri lavoratori che dicono troppi sì e verranno sfruttati sempre di più. Vedete che, a volte, lo spirito di sacrificio crea addirittura danni...
Un altro consiglio utile per uscire dalla "spirale del sì" è imparare a gestire l'imbarazzo. A volte, infatti, si dice di sì senza volerlo intimamente, ma solo per cavarsi dall'imbarazzo di dire di no e dover poi giustificare la propria scelta, esponendosi al giudizio negativo altrui. Imparare a dire di no in modo pacato e corretto è una abilità piuttosto rara e occorre grandi dosi di pazienza e forza per essere appresa. Vale però la pena esercitarla. Se vivessimo in un mondo libero dai "no urlati" e dai "falsi sì" gli ambienti familiari e di lavoro sarebbero decisamente più vivibili.
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