“Ferita narcisistica” è un termine usato spesso a sproposito, e non a caso: le parole “ferita” e “Narciso” sono per la nostra cultura così cariche di significato che spesso le fraintendiamo. Questo articolo nasce per chiarire il concetto di ferita narcisistica che, al contrario di quanto si potrebbe pensare, riguarda molti di noi e non solo i cosiddetti “narcisi”.
Prima di tutto: cosa non è la ferita narcisistica?
Secondo la psicoanalisi, la ferita narcisistica è invece un episodio antico, che avviene durante i primi anni di vita. Si tratta di una forte umiliazione inferta dai genitori, i quali danno al bambino il senso di un abuso di potere: egli avverte che il genitore vieta o costringe in virtù della sua superiorità e per propri scopi personali, non legati all’accudimento e ai suoi bisogni.
Questa ferita, secondo gli psicanalisti, è una tappa fondamentale per la crescita: dà al bambino un gran dolore, un senso di smarrimento e di impotenza, ma una volta superata gli insegna a “negoziare” con il mondo. Solo nei futuri Narcisi, che non riescono a superare questo scoglio ma restano legati a esso, l’episodio della ferita narcisistica è estremamente traumatico e “bloccante”: per il resto, intorno ai due o tre anni, tutti noi potremmo avere vissuto una umiliazione dai genitori ma l’abbiamo superata e dimenticata.
Ma non sono solo i futuri Narcisi a rimanere ancorati per tutta la vita alla loro originaria ferita narcisistica: sembra che anche le persone fortemente empatiche siano molto legate, nel proprio subconscio, a episodi di umiliazione infantili. Questo è secondo alcuni psicanalisti uno dei motivi per i quali tra empatici e narcisisti si crea un’attrazione così potente: la comune “ferita” diviene il momento originario di stili di vita e personalità opposte ma che hanno bisogno l’una dell’altra per rinnovare e fortificare il proprio riscatto personale dalle figure genitoriali.
Uno dei più celebri studiosi di psicoanalisi del secolo scorso, Michael Balint, affermava che ogni persona nasce aspettandosi di ricevere un amore illimitato e incondizionato e, quando si rende conto di non poterlo avere, passa il resto della propria vita a ricercarlo. D’altra parte l’amore puro e illimitato è quello che il bambino sperimenta realmente nella pancia della mamma: ogni bisogno è istantaneamente soddisfatto, dal momento che egli è parte del corpo della madre e vive in un’atmosfera protetta e rassicurante, immutabile. Il mondo esterno è un’altra cosa ma lui, prima di nascere, non lo sa.
Come superare la ferita narcisistica? La risposta non è semplice, visto che si tratta di un tema attinente alla psicoanalisi e che va affrontato, normalmente, con una specifica terapia. Di certo il superamento si ottiene con l’approdo a una nuova concezione dell’amore, che non deve più coincidere con il sacrificio (rinnovare l’umiliazione subita in passato) o con l’abuso (reagire all’umiliazione del passato umiliando a propria volta gli altri). Questo amore “sano” da ritrovare riguarda il permettersi di dare e ricevere amore sentendosi adeguati per come si è, senza il bisogno di costruire un’immagine umile o grandiosa di sé.