Sono sempre di più le donne che scelgono di non voler avere dei bambini. Questo tema, ad oggi, è ancora un tabù perché va a smuovere profondamente la sensibilità delle altre persone: chi i figli li vorrebbe ma non può averli, le famiglie d’origine che si sentono tradite da questa scelta, i partner maschi che vorrebbero invece coronare il proprio sogno di essere padri. Non è infrequente che la decisione di non avere figli faccia da detonatore di una crisi di coppia, oppure che porti le persone a fare scelte relazionali superficiali per paura di dovere un giorno rinunciare all’amore a causa di questa scelta.
Una donna che non vuole avere dei bambini suscita istintivamente in chi le sta intorno una marea di domande: forse non ha ancora trovato l’uomo giusto? Forse è un’egoista che desidera rintanarsi in una eterna adolescenza? Sfugge alle responsabilità perché non è abbastanza matura?
In realtà, come sottolinea lo psicoanalista Riccardo Pani, professore presso l’Università di Bologna, le ragioni psicologiche che si celano dietro alla decisione di non diventare madri (decisione che, secondo la psicologia, è assolutamente legittima) sono ben diverse.
Spesso l’origine profonda della scelta di non diventare madri dipende dalla storia familiare. Le donne “childfree” hanno avuto molto spesso madri iperprotettive e intrusive e si sono formate un’immagine della maternità che sentono di non voler emulare. Queste madri invadenti, soffocanti, perfezioniste sono un’immagine interiorizzata da allontanare il più possibile da sé.
Anche l’ineluttabilità e l’irreversibilità della condizione di madre (un figlio è per sempre) giocano un ruolo importante nella scelta di non procreare. Alcune donne non sentono di potere o volere far fronte a una responsabilità di durata illimitata: ciò non vuol dire comunque, in generale, che le donne childfree siano persone immature o irresponsabili.
Infine alcune donne sentono, più o meno dolorosamente, il desiderio di non trasmettere al proprio ipotetico figlio alcune tare o malattie familiari.
Esistono, oltre a queste, delle motivazioni più “leggere” che, se sono predominanti, vengono di solito accantonate e riviste a un certo punto della vita: la paura di vedere il proprio corpo trasformarsi con la maternità, perdendo la sua forma giovanile; la paura delle malattie della madre e del feto; la paura di ingrassare per chi soffre di anoressia e altri disturbi alimentari.
Sia quel che sia, quando si tratta di una scelta consapevole dobbiamo sempre rispettare la decisione di non procreare e, anzi, dobbiamo smettere di considerarla una devianza: ci siamo ormai liberati, almeno a livello filosofico, dall’idea che avere figli sia un obbligo e che una donna impossibilitata ad averli sia incompleta nella propria femminilità.
Quali che siano i motivi reali della scelta, l’importante è che nessuna azione (tantomeno una così importante come mettere al mondo una nuova vita) sia originata da pressioni di alcun genere: né familiari, né di coppia, né tantomeno “sociali”. Alcuni dei motivi per cui certe donne rifiutano la maternità possono apparire futili a certe persone, ma hanno un’origine profonda e vanno sempre considerati seriamente e con rispetto.