Con le espressioni biancheria intima (o intimo) si indicano tanto capi femminili quanto capi maschili, mentre il termine lingerie (dal francese linge, "di lino"), di solito viene riservato ai capi prettamente femminili e particolarmente ricercati.
Ciò che le donne hanno indossato sotto gli abiti nel corso dei secoli è affascinante perché racconta l'evoluzione culturale, del rapporto tra i generi e della sessualità nel corso della storia.
Cominciamo dall’antichità. Sembra proprio che la biancheria intima sia nata nell’antico Egitto, quando le donne nobili cominciarono a fare uso di una tunica a diretto contatto con la pelle sotto quella esterna, come una sorta di sottoveste.
Anche il popolo romano, come si evince dalle testimonianze emanate dalle costruzioni adibite a terme e palestre, giunte fino a noi, teneva in grande considerazione la cura per il proprio corpo, che lavava, profumava, massaggiava e allenava quotidianamente.
L'intimo maschile era costituito dalla subucula o tunica interior, sotto la quale, a volte, si indossava il supparum, a protezione delle gambe, e il subligaculum , un pezzo di lino, passato tra le cosce e allacciato intorno alla vita, usato soprattutto da ballerine e atleti, mentre matrone e senatori non indossavano nulla sotto la tunica. Si narra, a tale riguardo, che Cesare, cadendo sotto le coltellate dei nemici, abbia stretto a sé la toga in un ultimo gesto di pudore.
Poiché nell’antichità i seni femminili troppo prosperosi erano mal visti, verosimilmente perché associati ai costumi delle donne barbare, le signore adottavano tutta una serie di accorgimenti atti a nasconderli:
Tutti questi accessori suscitavano negli uomini una forte carica erotica, da qui la nascita del culto feticista per alcuni oggetti.
Le popolazioni germaniche, i cosiddetti barbari, avevano usi e costumi molto rudi e arcaici. Per quel che riguarda la loro biancheria intima, ci sono pervenute frammentarie documentazioni: in genere non portavano nulla che assomigliasse alle odierne mutande: visto che usavano i pantaloni, le giudicavano superflue. I Goti indossavano a pelle, una tunica bianca, mentre risulta che i Longobardi usassero un indumento a protezione dei genitali e, addirittura, camicie per la notte.
Quello che accadde sotto i vestiti durante il Medioevo è ancora da definire, sia perché i tessuti, degradandosi, sono andati a scomparire nel corso dei secoli, sia perché non vi sono scritti dell'epoca che parlino dettagliatamente di biancheria intima. Alcuni archeologi dell'università di Innsbruck, nel corso dei loro scavi, hanno ritrovato, presso il castello austriaco di Lengberg, quello che potrebbe essere un reggiseno del XV secolo, incredibilmente simile a un esemplare degli anni Cinquanta.
È in questa epoca che nasce il termine "mutanda", dal latino medievale mutare, ovvero "ciò che si deve cambiare". Pare che Caterina de' Medici, moglie di re Enrico II di Francia, introdusse l'uso di mutande strette e attillate per nascondere le parti intime durante le passeggiate a cavallo. Ben presto le mutande, chiamate poi "braghesse", divennero uno strumento di seduzione: erano confezionate con tessuti d'oro e d'argento, ornate da ricami e pietre preziose. Indossarle divenne, quindi, un segno di eccessiva frivolezza e libertà di costumi. La chiesa le osteggiava reputandole un capo osceno e libidinoso. Le prostitute ne fecero un simbolo del loro mestiere e per questo motivo man mano tesero a scomparire tra le aristocratiche. Si stima che all'inizio del '700 le portassero solo tre nobildonne su cento. Negli anni successivi, tuttavia, tornarono a diffondersi fino a entrare nel guardaroba della gente comune.
Durante il Rinascimento comparvero le prime giarrettiere, i corsetti e le famose crinoline, le gabbie da infilare sotto la gonna. Proprio grazie alle crinoline tornarono definitivamente nell'uso comune anche le mutande, per evitare che qualche imprevisto potesse lasciare intravvedere le parti intime. Il corsetto, in particolare, sarà protagonista del guardaroba femminile per almeno quattrocento anni, diventando strumento di tortura e seduzione, causa di malformazioni e addirittura di decessi. Si trattava di un'alta fascia rinforzata con stecche di balena che stringeva la vita e alzava il seno. Inoltre, secondo i produttori, doveva rendere elegante chi lo indossava, oltre a essere un toccasana per il sistema respiratorio e avere il potere di guarire reumatismi e indigestioni. La forma a clessidra fu esaltata nell'800 dai bustini, che conferivano la tipica vita da vespa.
La vera rivoluzione, però, avviene nel 1900, quando la lingerie diventa il simbolo di una femminilità per scelta, elegante e raffinata, ma anche comoda e pratica grazie all’arrivo del reggiseno, inventato nel 1889 da una bustaia parigina e brevettato nel 1914 grazie a un’intuizione di una ricca newyorkese, Caresse Crosby, che crea una sorta di fazzoletto incrociato con nastri per sorreggere il petto. I corsetti, intanto, vengono visti come un retaggio del passato, mentre i mutandoni iniziano ad accorciarsi fino a diventare uno slip. e le sottovesti diventano sempre più diffuse. Tutto in nome di una parola d’ordine, che va di pari passo con la voglia di emancipazione femminile, “libertà”.
Nei primi anni del Novecento fanno la loro comparsa anche le calze, presto trasformate in un vero e proprio must. Durante la Seconda Guerra Mondiale le donne che non potevano comprarle disegnavano una riga sul polpaccio per far credere di indossarle. Dopo il 1955 questo trucco non funzionò più perché scomparve la cucitura. Il collant arrivò poco dopo, nel 1959, negli Stati Uniti
Gli anni '20 vedono la nascita della moda “Garçonne” che prediligeva un seno piccolo e una silhouette mascolina, più snella e dai fianchi stretti. Il reggiseno detronizza definitivamente il corsetto, fino a diventare addirittura una fascia pensata per nascondere al massimo il seno. Negli anni ‘30 il corsetto, ormai antiquato e decisamente soffocante, evolve pian piano in una guaina e i fratelli Warner introducono differenti taglie di coppa – dalla A alla E – e le spalline elastiche. La lingerie diventa più confortevole e discreta. Dopo dieci anni di ricerca, il nylon fa finalmente la sua comparsa, rivoluzionando in particolar modo il reggiseno, che cambia radicalmente tutto l’universo della lingerie, proprio al momento giusto – durante la Seconda guerra mondiale –perché è efficace (brillante, si asciuga in fretta e si slabbra raramente) ed economico.
Negli anni Cinquanta, la moda Pin-Up riporta in auge le forme del corpo femminile. I reggiseni a balconcino e i guêpières evidenziano le curve dando ancora più importanza all’aspetto sensuale della lingerie. Seno abbondante, vita stretta e fianchi larghi diventano i nuovi canoni di bellezza.
Gli anni ‘60 segnano l’arrivo dei colori e delle fantasie originali. La rivoluzione sessuale del ‘68, il femminismo e la presa di coscienza del proprio corpo hanno un ruolo non indifferente nella costante evoluzione della lingerie. Parallelamente ai reggiseni bruciati, però, la moda hippie riporta alla ribalta il pizzo. Il reggicalze invece sarà il protagonista degli anni Ottanta: agganciato a corsetti e guêpières diventa un potente simbolo di femminilità, erotismo e seduzione. Tra gli uomini, il reggicalze non è solo oggetto di fantasie erotiche, ma soprattutto di feticismo. La sensualità è mostrata senza tabù né limiti: i pezzi forti sono il tanga e le autoreggenti.
Ma siamo ormai ai tempi in cui la biancheria intima è completamente sdoganata, se non ostentata. Oggi l’esigenza di ogni donna è quella di coniugare la comodità – necessaria per svolgere le mille mansioni quotidiane sentendosi perfettamente a proprio agio anziché costretta in forme non proprie – con l’estetica, senza mai rinunciare a sentirsi bella. La biancheria intima odierna deve perciò sapientemente congiungere comfort, femminilità e praticità