L’errore più grande che possiamo commettere (e che pur sapendolo regolarmente ripetiamo) è credere che quel partner che ci ha causato così tanto dolore possa risollevarci dal dolore stesso. È per questo che molti tentano di ritornare sui propri passi dopo la fine di una storia, ricercando un contatto con l’ex e provando un illusorio sollievo, anche solo per un attimo; ma in breve tempo tutte le sensazioni positive si tramutano in un’angoscia e in un senso di solitudine ancora più grandi.
Nel libro del 1920 Al di là del principio del piacere Freud parlava di una “compulsione alla ripetizione”, una forza apparentemente misteriosa che tende a spingere le persone a commettere sempre gli stessi errori: è come se ciascuno di noi possedesse una personale pietra d’inciampo e non mancasse di caderci ogni volta che passa lì nei pressi, anche in fasi molto diverse della propria vita. Per qualcuno la pietra d’inciampo è un modello relazionale oppure una persona con la quale ha instaurato dipendenza emotiva: questo legame lo distrugge, lo umilia, lo lascia senza energie eppure, a più riprese, torna a cercarlo.
Non è facile capire il perché questo succeda: ogni persona e ogni storia sono diverse. Una risposta plausibile per tutti, comunque, riguarda la paura del vuoto e dell’ignoto. Come esseri umani, proviamo piacere e ci sentiamo sicuri nell’interfacciarci con cose e persone che conosciamo. Se è vero che nella nostra natura ci sono anche la curiosità e la creatività, è vero pure che in genere la musica che già conosciamo ci piace di più, che ci sentiamo più a nostro agio in ambienti familiari, che le persone a noi note tendono a darci maggiore tranquillità rispetto agli sconosciuti.
Tanto è presente in noi come in molti altri animali la paura del nuovo, che assistiamo infinite volte a casi in cui una persona preferisce restare all’interno di un contesto relazionale tossico o addirittura abusante piuttosto che provare a uscirne. Sono tanti anche i casi in cui, dopo aver detto addio a un ambiente tossico dopo qualche tempo ci si ritorna, perché sembra comunque più confortevole rispetto al mondo di fuori, rispetto all’ignoto.
Ma il nostro rapporto con il nuovo va profondamente ripensato quando si tratta di relazioni. Infatti, occorre tenere a mente questo mantra: “Chi ti distrugge non ti può guarire”, e utilizzarlo per evitare di ritornare sui propri passi quando già si sa che sarà un errore. La paura di uscire da meccanismi consolidati riguarda tutti noi: con l’ausilio di una terapia psicologica, è possibile divenirne consapevoli, ma si rischierà sempre di ritornarci in ogni momento buio della vita. Fare uno sforzo di autocontrollo quando arriva la tentazione di ritornare indietro è una sfida che dobbiamo essere sempre pronti a cogliere se vogliamo migliorare la nostra vita.
Smettere di dare fiducia a chi ci ha fatto del male non è la dimostrazione di una scarsa elasticità ma rappresenta piuttosto un necessario scudo protettivo nei confronti di persone che rischiano di ripetere i gesti lesivi che hanno compiuto in passato. Dare fiducia al “nuovo” significa superare paure ataviche e rappresenta un gesto di grande forza e coraggio.