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    Generazione Z, paladina della sostenibilità
    I più attivi per contrastare il cambiamento climatico sono giovani e giovanissimi, i quali con le loro iniziative hanno contribuito ad aprire gli occhi del mondo sulla necessità di un futuro più sostenibile.

    La generazione Z, quella dei nati tra il 1995 e il 2010, è stata molto spesso etichettata semplicisticamente come la generazione dei nativi digitali: ma c’è ben di più. Questi giovani e giovanissimi cresciuti a pane e Instagram e ora sovrani di Tiktok, vittime predestinate delle crisi sociali portate dalla recessione economica e dal Covid, feritori o feriti nel triste fenomeno delle baby gang, sono anche i più attivi sul fronte dell’inclusione, dell’accettazione delle differenze, e sono altresì in prima linea sul fronte ambientale; tanto che le loro iniziative, internazionali e partecipate, hanno contribuito a instillare un germe di consapevolezza e un desiderio di azione anche nelle generazioni più anziane. 

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    Gruppi come Fridays for Future, Extinction Rebellion, Youth4climate e altri più piccoli hanno condotto in questi ultimi anni centinaia di manifestazioni per portare l’attenzione dei governi di tutto il mondo sul problema del cambiamento climatico. «Vi ascolteremo» ha detto Mario Draghi rispondendo a un discorso di Greta Thumberg. E forse, con il PNRR, qualcosa davvero sta per cambiare in Europa sul fronte della sostenibilità. 

    Secondo diversi sondaggi condotti sul web da importanti istituti, per i giovani tra i 18 e i 26 anni il problema della salvaguardia del pianeta è prioritario. Man mano che crescono, questi giovani sono sempre più inclini a lasciarsi guidare dal concetto di sostenibilità nei loro consumi e spese quotidiani. E coinvolgono, in questo, anche i più grandi. Oramai il 49% delle persone al momento di acquistare un auto sceglie secondo criteri di sostenibilità e il 51% sceglie il modello in base alle emissioni prodotte. La popolarità che stanno acquisendo piccoli e grandi mezzi di locomozione elettrici non è casuale ma è piuttosto, diremmo, causale: se i giovani sono così attenti all’ambiente, anche i loro motorini, le loro auto e i loro monopattini devono essere sostenibili. 

    Così tanta attenzione all’impatto zero ha contribuito a spingere le aziende, non solo automobilistiche, in direzione della sostenibilità, tanto da farne un vero e proprio trend. Oggi è di moda indossare abiti vintage per dire di no al fast fashion, come è di moda scegliere un’alimentazione il più possibile vegetale e prodotti alimentari incartati senza plastica; la nota casa produttrice di mobili Ikea ha inserito persino nei bagni dei suoi store luci e asciugamani corredati da cartelli che ne dimostrano la sostenibilità, e così tantissimi altri brand. 

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    Di sicuro, l’attenzione che il problema del clima sta ottenendo presso i governi di tutto il mondo è dovuta alle conseguenze devastanti che duecento anni di crescita industriale hanno provocato e che si stanno ritorcendo sull’umanità in vari modi. Non possiamo però negare che l’impulso dei giovani è stato fondamentale per orientare i governi di tutto il mondo alla sostenibilità. Senza di loro, che hanno fondato nuovi modi di consumare, forse il capitalismo occidentale ci avrebbe messo ben di più a pensare di cambiare strada.

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     Commenti (1)
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    1. sottileconfine, Roma (Lazio)
      Bisognerebbe smetterla di "leccare" i giovani, guadagnando consensi a buon mercato riempiendosi la bocca con parole magiche come sostenibilità, inclusività, circolarità, resilienza, biodiversità e compagnia demagogica cantante. Anche a miei tempi, quando cioè ero giovane, il leccaggio si nutriva degli stessi metodi e la parola magica era ecologia. Ai giovani bisognerebbe invece dire di studiare di più e magari domandare loro cosa sono, come, quando e dove, si smaltiscono le batterie al litio peggiori persino di quelle al piombo... ma vuoi mettere la loro leggerezza per il telefonino?
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