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    Il linguaggio dei fiori
    Chiamato anche florigrafia, il linguaggio dei fiori è stato un tipo di comunicazione molto diffuso nell’800: i fiori erano veicoli di emozioni e sensazioni che magari non potevano essere espresse in altra maniera, tenendo conto che le relazioni interpersonali erano molto più rigide e stereotipate di adesso.

    Come ebbe a dire qualcuno, “I fiori sono una perfetta copia della vita umana”, tanto breve quanto meravigliosa e piena di valore. L’uomo iniziò ad appassionarsi ai fiori come portatori di significati simbolici fin dall’antichità e nel corso del Medioevo e del Rinascimento essi furono oggetto di interessi ed interpretazioni morali.

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    Il Giappone ha attribuito un nome specifico al linguaggio dei fiori: hanacotoba. In Inghilterra si è sviluppata anche una cultura terapeutica associata per l’appunto a fiori e piante, nota come “fiori di Bach”, dal nome dell’omeopata britannico Edward Bach.

    La florigrafia, sviluppatasi in modo sensibile nell’Ottocento, venne diffusa mediante un'editoria specializzata nella stampa dei flower books, illustrati con eleganti incisioni e litografie. Varie furono le pubblicazioni con questo tema: l'Abécédaire de flore, ou language des fleurs, pubblicato a Parigi nel 1811, Flowers: their Use and Beauty, in Language and Sentiment, edito a Londra nel 1818 o Le Language des Fleurs, pubblicato a Parigi nel 1819 sotto il nome di Charlotte de Latour. L’obiettivo era creare un “vocabolario floreale” da utilizzarsi per vari scopi, principalmente amorosi. I mazzetti di fiori che venivano regalati alle dame dai corteggiatori erano allora l’equivalente delle lettere d’amore, perché nella loro combinazione di colori e specie botaniche riassumevano il desiderio e l’ammirazione degli amanti nei confronti delle amate.

    Ecco dunque una carrellata dei significati più importanti collegati ai fiori. Un tempo, questi significati venivano combinati fino a costituire vere e proprie frasi:

    • La rosa: se è rossa, manco a dirlo, parla di passione – se è rosa di affetto – se è gialla di gelosia – se è bianca di purezza. 
    • Il girasole comunica rispetto. 
    • La margherita parla di innocenza
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    • Con l’iris si vuole focalizzare il pensiero del ricevente su un messaggio inviato: una lettera o una mail che attende risposta. 
    • La viola rimanda ai pensieri mentre le violette simboleggiano il perdono. 
    • La calendula indica pentimento.

    C’è poi un fiore che ha assunto un linguaggio trasversale: in Oriente simboleggiava la vita e la virtù mentre nell’antica Grecia era sinonimo di bellezza ed eloquenza, oggigiorno rappresenta ammirazione e dono di ringraziamento per chi lo riceve: parliamo del fiore di loto. Conosciuto anche come Rosa del Nilo, è uno dei fiori più amati e apprezzati da quasi tutte le culture; due importanti religioni l’hanno “adottato” come simbolo spirituale: il Buddismo e l’Induismo.

    Il primo ravvede nel fiore la metafora dell’elevazione dell’anima: il loto nasce  nelle paludi e nei laghi, affondando le sue radici sul fondo melmoso, ma è in grado di risalire fino alla superficie dell’acqua e fiorisce lì, a contatto con il cielo e con il sole. Ecco perché nella cultura buddista il loro è così importante: rimanda all’illuminazione cui ogni donna e ogni uomo deve aspirare. L’induismo invece associa il fiore alle divinità femminili e quindi simboleggia prosperità, fertilità, eterna giovinezza e bellezza.

    Con la diffusione dei tatuaggi il fiore di loto ha acquisito un’importanza maggiore. Infatti tatuarsi il fiore di loto simboleggia un nuovo inizio, fortuna, forza e perseveranza; c’è poi una distinzione fra un fiore di loto aperto e chiuso laddove il primo simboleggia la creazione e il secondo l’opportunità.

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    Esistono vari colori fra i fiori di loto: bianchi, rosa, blu, viola e rosso e ciascuno naturalmente ha un suo significato: ma questo lo sveleremo, magari, una prossima volta…

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