Secondo la psicologia, sentirsi soli anche quando si è in mezzo alla gente è un’esperienza piuttosto comune; oggi, con la virtualizzazione di molti dei contatti lavorativi e sociali che vengono gestiti grazie ad app e dispositivi collegati a internet, la “solitudine affollata” prende delle pieghe sempre più variegate e problematiche rispetto al passato ed entra sempre di più nel nostro quotidiano.
Quello che è certo è che il senso di solitudine ci aiuta ad evolvere e non sarà mai un nostro nemico finché sapremo tenere a bada le paure a lui connesse.
Secondo la psicologia, quel fastidioso sentirsi “separati” dagli altri è un momento inevitabile per chi sta coltivando un cambiamento interiore e ne vede, pian piano, i frutti; il senso di solitudine sarebbe quindi il nostro “miglior insegnante” e ci guiderebbe verso un appagamento reale e pieno dei nostri desideri, impedendoci di accontentarci di soluzioni parziali. Infatti, le emozioni e le sensazioni non arrivano mai casualmente, ma comunicano qualcosa di preciso: chi si sente spesso solo in mezzo alla gente potrebbe avere un bisogno inespresso di relazioni più autentiche, più ricche di fiducia e di rispetto.
I segnali che questo strano senso di “solitudine affollata” ci invia sono, dunque, estremamente importanti per la maturazione personale e sociale di ciascuno: grazie a questo tipo di comunicazione non-verbale con la nostra psiche più profonda possiamo renderci conto dell’effettiva “salubrità” di un partner, di un amico, di un ambiente sociale.
Ma se la solitudine fa troppa paura i suoi benefici non possono essere goduti. Secondo la psicologa Sara Puosi la maggior parte delle persone che temono la solitudine temono, in realtà, il confronto con se stessi. Il terrore collegato al senso di isolamento nasconderebbe la paura di confrontarsi con ricordi e traumi non ancora elaborati.
Se però l’esperienza della solitudine fosse vissuta senza sensi di colpa, ma piuttosto come un importante campanello di allarme, potrebbe essere davvero il volano per cambiare vita intervenendo sulle relazioni “malate” e scegliendo di tagliarle. Sentirsi occasionalmente soli quando si è in compagnia è normale e può capitare a tutti, ma se la sensazione diventa cronica, cioè parte integrante della vita quotidiana, è importante ascoltarla e agire di conseguenza.
Gli esseri umani sono animali sociali, perciò un ambiente che sia per noi accogliente non dovrebbe mai restituirci l’esperienza della solitudine: anche se ci troviamo momentaneamente isolati, dovremmo sentire sempre che il nostro “vuoto” è riempito dalla presenza di figure di supporto vicine o lontane. Quando la famiglia, il gruppo di amici o la coppia diventano ambienti privi di sostegno e di accoglienza, ecco che il senso di solitudine si fa strada per ricordarci che qualcosa non va e che dovremmo intervenire con tutti i mezzi a noi possibili.