Quando dobbiamo andare da qualche parte, una delle azioni più immediate è ormai consultare Google Maps: scopriamo così che per coprire un certo tragitto a piedi ci vorrà un tot di tempo, che diventerà presumibilmente minore prendendo un mezzo pubblico e ancora più breve scegliendo la macchina.
Questo ragionamento, però, replicato su scala mondiale, rischia di generare un paradosso: se tutti infatti scelgono l’automobile (che è nel 99% dei casi il mezzo più rapido) rischiano di generare code e ingorghi e di trasformare rapidamente la velocità in paralisi.
È quanto hanno riportato gli autori di un articolo apparso su The Conversation, un popolare periodico britannico. Attraverso delle simulazioni, essi hanno ricostruito diversi scenari basati su diversi modelli di mobilità e ne hanno tratto conclusioni che, anticipiamo, potrebbero mettere in crisi l’idea dell’automobile come mezzo più efficiente per spostarsi.
Le simulazioni sono state condotte utilizzando modelli matematici e applicandoli a diversi scenari. L’uso dell’auto è stato definito, in questa analisi, “egoistico”: lungi da una possibile interpretazione moralistica questo termine significa, semplicemente, scegliere ciò che è più comodo per sé senza tenere conto nessun altro fattore.
Ebbene, nei territori in cui l’utilizzo della macchina sembra vincente perché veloce e relativamente poco costoso, quando la maggior parte delle persone adotta un approccio egoistico e sceglie quel mezzo l’intera mobilità si rallenta, e non solo per gli automobilisti ma anche per i pedoni e i ciclisti.
Ma cosa spinge tante persone a scegliere l’automezzo, il quale peggiora la qualità dell’aria ma anche la mobilità? Spesso, una serie di circoli viziosi.
In primo luogo, la bicicletta tradizionale o elettrica è un mezzo che viene sempre più valorizzato negli ultimi tempi, in un’ottica ecologista e sostenibile: ma in molte città del mondo (e in città italiane come Roma, neanche a parlarne) le piste ciclabili sono scarse, sconnesse e poco efficienti: questo incoraggia indirettamente le persone a scegliere la macchina e a peggiorare quindi la mobilità generale. Anche la scarsa presenza di corsie riservate esclusivamente agli autobus potrebbe avere un effetto simile: se infatti il servizio di linea si trova immerso nel traffico delle auto tende a rallentare perdendo efficienza, con il risultato di essere scelto sempre meno dai cittadini che vogliono arrivare in orario ai loro appuntamenti.
Secondo gli autori anche il parcheggio gratuito in città incentiverebbe l’uso dell’auto, “premiando” coloro che la usano, ad esempio, per andare al lavoro, la lasciano in sosta e spingono tutti gli altri a fare interminabili giri alla ricerca di un parcheggio.
Ma qual è la soluzione, se c’è? Secondo gli autori sarebbe importante sensibilizzare le persone su quello che è il “costo sociale” delle loro scelte. Infatti, noi normalmente scegliamo un mezzo o l’altro basandoci soltanto su criteri di comodità e velocità, più raramente di ecologicità, ma tendiamo a ignorare le conseguenze delle nostre scelte sulla mobilità generale della nostra città.
Se i cittadini fossero edotti dei benefici che una scelta diversa dall’auto avrebbe non solo sull’ambiente, ma anche sulla loro stessa quotidianità, forse gli sforzi dei governi di tutto il mondo per disincentivare i “motori” sarebbero più efficaci e pervasivi.
Insomma, abbandonare l’auto potrebbe paradossalmente farci arrivare prima dove dobbiamo andare; ma questa scelta dovrebbe essere condivisa dalla maggior parte della comunità e non solo da pochi.