Rimuginare fa parte della nostra natura: è così che impariamo ad assimilare ciò che ci accade e a trovare strategie per fare fronte alle difficoltà. È però certo che quando la “ruminazione” si fa eccessiva può diventare destabilizzante per l’intero sistema corpo-mente.
Quando ci accade qualcosa di problematico o traumatico, come la separazione da un partner, un problema al lavoro o qualsiasi altra difficoltà, è normale che il nostro cervello ci spinga a tornare spesso sull’argomento, nel tentativo di trovare una soluzione che possa finalmente allontanarci dall’inquietudine, dallo stress o dal dolore. Così ogni cosa che ci accade viene ricondotta a “quel” problema e bastano un profumo o la nota di una canzone per riattivare la macchina dei pensieri.
Secondo l’Università del Michigan, il 73% degli adulti della fascia 25-35 anni e il 52% delle persone tra i 45 e i 55 è propenso a rimuginare eccessivamente. Secondo lo psicanalista Claudio Cassardo, questa alta propensione al pensiero “ossessivo” si spiega con il fatto che esso provoca un certo grado di sollievo.
Il rimuginio, chiamato anche ruminazione, rimanda in effetti nella sua etimologia all’azione di rimescolare, di masticare: come se un boccone duro da mandar giù fosse ripassato continuamente in bocca per ammorbidirlo. La cosa, in effetti, ha un senso: è normale che i grandi eventi della nostra vita richiedano tanto tempo, e tanto rimuginio, per essere “digeriti” e smettere di far male.
È anche vero, però, che lasciarci andare al rimuginio senza opporre dei freni rischia di ostacolarci inutilmente: quando si pensa troppo, il senso comune lo dice e la scienza lo conferma, si è meno inclini ad entrare in azione. In poche parole, si perdono potenziali occasioni per risolvere i propri problemi piuttosto che perdere tempo a “rimasticarli”.
Inoltre, il rimuginio alza i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, provocando così un indebolimento generale dell’organismo e delle sue difese immunitarie. Anche la qualità del sonno ne fa le spese, poiché l’allerta costante che i pensieri impongono al cervello impedisce di lasciarsi andare a un sonno davvero riposante. Di conseguenza anche il sistema digestivo può entrare in crisi, per effetto dell’insonnia.
Quando i pensieri diventano ossessivi i livelli di attenzione e l’attitudine creativa personale ne risentono, e questo è un ulteriore ostacolo che ci spinge nell’inazione, rischiando di aggravare i problemi anziché risolverli.
Ecco perché è importante riconoscere che da un lato il troppo pensare è una reazione naturale del nostro cervello alle difficoltà della vita, ma dall’altro lato occorre restare vigili e saper prendere le giuste contromisure quando i pensieri diventano davvero ingestibili.
Le soluzioni al rimuginio eccessivo sono principalmente due: la terapia psicologica (la quale può aiutare, nei momenti più densi della vita, a sciogliere i nodi problematici e trovare soluzioni) oppure l’attività fisica, la quale è in grado di indirizzare le risorse cerebrali al raggiungimento di uno scopo materiale e rilassa attraverso la fatica. Quando i pensieri ossessivi diventano un problema concreto e persistente, unire questi due rimedi rappresenta la migliore strategia.