Si stima che il 34% delle denunce sporte per violenze familiari riguardino la sfera economica che da sempre vede la donna in una posizione di inferiorità rispetto all’uomo, vuoi per il tipo di lavoro svolto vuoi per scarse conoscenze in ambito finanziario che spesso e volentieri vengono delegate alla parte maschile.
L’indipendenza economica della donna è un requisito fondamentale per garantire alla stessa libertà e dignità sia all’interno della famiglia che della società in generale; ovviamente è collegata all’occupazione femminile e al ruolo rivestito dalla donna nel mondo del lavoro. Quando la disponibilità economica della donna è inferiore a quella del partner maschio si apre il fianco a ricatti psicologici e azioni di controllo: perché la violenza economica è subdola, sottile ma penetrante fino al punto, in casi estremi, di sottomettere la donna e tenerla imbrigliata in rapporti malsani.
Anche nelle cause di separazione, se la donna non possiede un livello medio di autonomia economica, non riuscirà il più delle volte a sopravvivere con dignità alla rottura e potrà sempre essere ricattata, soprattutto se ci sono figli da mantenere.
La violenza economica, volta ad ostacolare l’indipendenza della donna e la sua realizzazione in ambito finanziario, può essere riconosciuta da alcune azioni messe in campo dal partner:
Molte volte si liquida l’argomento definendo le donne poco interessate alla gestione finanziaria della famiglia, mentre invece, secondo indagini statistiche, la stragrande maggioranza delle donne si sente perfettamente in grado di effettuare investimenti importanti. Non dimentichiamo che la percentuale di donne laureate al giorno d’oggi è molto alta, anche se spesso non raggiungono i vertici aziendali e di potere. Inoltre la vulgata popolare afferma, paradossalmente, che le donne siano più oculate e si indebitino meno degli uomini.
Gli strumenti più validi per rafforzare l’indipendenza economica femminile sono, secondo gli esperti, la formazione finanziaria e la prevenzione mediante l’occupazione nel mondo del lavoro, senza discriminazioni e anzi puntando sempre più a ruoli di vertice.
Percorsi di educazione finanziaria dovrebbero partire dalle scuole, nell’ottica di diventare una forma mentis quotidiana, oltre che in ambito familiare e lavorativo: tutto questo punta a ristabilire in ogni ambiente il rispetto dei diritti fondamentali della donna, fra i quali l’autogestione. Non a caso la Convenzione di Instanbul definisce la violenza contro le donne come “violazione dei diritti umani e forma di discriminazione comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere, suscettibili di provocare sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica”.
Nello stesso documento si auspica un atteggiamento di tolleranza zero nel mondo del lavoro contro le discriminazioni. Solo questa è la strada vincente per garantire fiducia e dignità al mondo femminile.