Amare una persona autodistruttiva è una delle cose più frustranti in assoluto: non solo fa male vedere il proprio partner autosabotarsi, ma è ancor più dura rendersi conto che l’amore non basta a salvare la persona la quale anzi, spesso, si siede sul proprio malessere e continua a peggiorare.
Il comportamento più comune di partner e amici di persone autodistruttive è composto da due fasi, completamente opposte: all’inizio si fa di tutto per far sentire l’altro amato e coccolato, prendendosi la responsabilità di alleviare il suo dolore; quando ci si accorge che non c’è un miglioramento subentra la rabbia, spesso tradotta in scenate colpevolizzanti e in accuse. Dovremmo fare in modo di evitare di cadere in questo atteggiamento.
Prima di tutto è importante sapere che lottare contro gli impulsi autodistruttivi non è per niente facile. Che il problema del partner sia una forma di dipendenza o di ossessione o che si traduca in autolesionismo fisico o mentale, le motivazioni nascoste sono sempre molto profonde. Non ci si può aspettare, insomma, che un bacio e un “sono con te” possano guarirlo.
Questo però non vuol dire che l’amore non serve e che tu sei inutile: anzi. Per una persona che ha subito un trauma o sta attraversando un momento difficile la coscienza di avere accanto qualcuno che lo ama è la cosa più importante!
Si tratta di fare attenzione a non cadere nella cosiddetta “sindrome della crocerossina”, sfinendoti nel tentativo di curare tutto da solo il mal di vivere altrui, o peggio di cadere nella trappola di un autolesionista manipolatore e farti prendere in giro. Di che stiamo parlando? Spesso le persone che hanno comportamenti autosabotanti tendono a manipolare le persone che amano e a confonderle, in modo da non dover affrontare il proprio malessere: si “siedono” sul loro dolore e fanno molte false promesse per continuare a vivere come hanno sempre fatto.
Se hai un partner, o un amico o un familiare autodistruttivo, è importante sapere che non puoi affrontare il problema da solo. Il tuo compito può essere, semmai, indirizzarlo verso una figura medica-professionale che lo possa aiutare e sostenerlo nel percorso.
Ricorda che nei confronti di una persona autodistruttiva si dovrebbero evitare alcuni atteggiamenti che per breve tempo possono sembrare risolutivi ma non possono fare altro che peggiorare la situazione. Ad esempio, ricattare l’altro con frasi come “Se mi amassi davvero la smetteresti di bere” o “Smetti per me” non è utile e ha solo l’effetto di farlo sentire in colpa, tanto quanto umiliarlo ogni volta che ricade in un atteggiamento sbagliato. Anche prendere di petto la situazione dicendo all’altro che è malato e ha urgente bisogno di curarsi è una modalità che rischia di mettere la persona sulla difensiva e farla chiudere a riccio.
Meglio adottare una strategia di rinforzo positivo, ricordando al partner quanto gli si vuole bene e suggerendo che è forte abbastanza per lasciarsi alle spalle i comportamenti autodistruttivi. È altrettanto importante che tu ti prenda cura di te e sappia chiedere a tua volta aiuto se senti di non farcela: sei una persona, non un supereroe. Quel che è certo è che insieme si vince, mentre quando ci si isola o si cerca di far tutto da soli si rischia di innalzare il picco delle difficoltà da scalare.