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    Sarcasmo e ironia: qual è la differenza?
    L’ironia e il sarcasmo sono due risorse comunicative che spesso vengono confuse. A fare la differenza è, principalmente, l’intenzione che si vuole esprimere.

    Il linguaggio umano è ricchissimo perché, con il suo sistema di segni complessi, non si limita a dire le cose come stanno ma può sconfinare anche in ambiti più creativi, immaginari, svincolati dal fatto nudo e crudo. Pensiamo alla poesia, che permette di dare alle parole una carica di significato molto maggiore di quella che assumerebbero nel discorso quotidiano, rendendole astratte e universali. Ma pensiamo anche al sarcasmo e all’ironia, vere e proprie armi affilate in grado di affondare nella realtà e trarre da essa significati nuovi – spesso contrari all’interpretazione letterale del testo o del discorso parlato. 

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    Ironia e sarcasmo, utilizzatissimi anche nelle conversazioni quotidiane, non sono però sinonimi, neppure dal punto di vista della psicologia di chi li usa. L’ironia, per cominciare, è un concetto più neutro e vago rispetto al sarcasmo. Il suo scopo è portare l’interlocutore in un territorio nuovo, dove le parole che vengono pronunciate significano esattamente il contrario di quello che sembrano intendere. Dire a un amico con grosse occhiaie: “Ti vedo riposato oggi” è un esempio di linguaggio ironico. L’ironia può distorcere la realtà in modo positivo oppure negativo, trasformandosi in gioco ma anche in critica. Sigmund Freud riconosceva e valorizzava ampiamente la connotazione comica di questo particolare modo espressivo. 

    Il sarcasmo, invece, tende a provocare reazioni ben più forti come lo shock, lo scandalo, il senso di minaccia. Chi è sarcastico rende evidente l’intento, insito nelle sue parole, di svilire e ferire il suo interlocutore. Il sarcasmo sarebbe allora il modo in cui l’ironia viene messa al servizio dell’aggressività. 

    Il sarcasmo è visto come un agire sociale esecrabile, proprio perché è legato strettamente all’aggressività. Il meccanismo mentale che lo origina, però, è molto raffinato e complesso. Gli studiosi pensano che la capacità di usare e comprendere questo stile espressivo nasca piuttosto tardi nei bambini, intorno ai nove anni di vita, quando la loro crescita cognitiva è tale da permettere di comprendere bene le emozioni altrui. Nel sarcasmo, scarichiamo di fatto un impulso rabbioso nelle parole anziché ricorrere ai pugni, e anche se si tratta evidentemente di un comportamento antisociale non significa che non risponda a esigenze evolutive. 

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    Alcune persone sono particolarmente abituate a esprimersi in modo indiretto, ricorrendo a un linguaggio figurato o anche ironico e sarcastico. Lo fanno per abitudine oppure con l’intento inconscio di mascherare attraverso le “volute” del proprio linguaggio una natura passivo-aggressiva. Il sarcasmo andrebbe evitato il più possibile perché ferisce gli interlocutori, ma anche l’ironia cela un pericolo comunicativo dal momento che non sempre viene compresa. Chi è particolarmente abituato ad esprimersi in modo ironico dovrebbe fare particolare attenzione a chiarirsi e sforzarsi di essere un po’ più diretto, almeno in ambito lavorativo. Non tutti abbiamo la stessa capacità di comprendere l’ironia e per questo è sempre consigliabile mettersi nei panni altrui e sforzarsi di chiarificare il più possibile i messaggi importanti, preferendo il linguaggio figurato in contesti giocosi e amicali.

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     Commenti (2)
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    1. valerio1301, Firenze (Toscana)
      Piccolo articolo pieno di buon senso...
    2. gentiluomo882, Torino (Piemonte)
      Buongiorno a tutti, vale comunque la buona regola di scegliere le parole da non dire, dire sempre quel che si pensa è soltanto una nostra esigenza.
    Grazie per aver immmesso il tuo commento!
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