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    “Io non ho bisogno di nessuno”: la contro-dipendenza affettiva
    Se ormai tutti conoscono e utilizzano la locuzione “dipendenza affettiva” il suo opposto, ossia la contro-dipendenza, è un termine molto meno conosciuto ed esplorato. Di cosa si tratta?

    Possiamo definire contro-dipendenza affettiva l’atteggiamento di chi nega a se stesso la possibilità di entrare in intimità con un partner, rifiutando la vicinanza emotiva. Se il dipendente affettivo tende ad annullare se stesso nel rapporto con l’altro, svuotandosi di energia, il contro-dipendente si tiene stretto tutto ciò che ha dentro ed evita di condividerlo. Per la sua autonomia e “impermeabilità” potrebbe sentirsi onnipotente e invincibile e potrebbe, pian piano, creare intorno a sé un deserto, convincendosi (o sperando) di non avere bisogno di nessuno. 

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    A un primo sguardo, un contro-dipendente potrebbe essere scambiato per anaffettivo, ma non lo è: i meccanismi che lo governano, infatti, sono diversi. 

    Secondo gli esperti, l’origine della contro-dipendenza va rintracciata intorno ai due, tre anni di vita. Questo è il periodo in cui i bambini attraversano la cosiddetta “fase dei no” e diventano dei piccoli ribelli, sperimentando attraverso capricci e infrazioni i loro primi spazi di libertà. Sembra che, quando i genitori non riescono a rispondere efficacemente alle esigenze del loro bambino in tale fase, egli possa restare “bloccato” in essa tendendo a diventare un adulto immaturo, un po’ capriccioso e soprattutto segnato dalla contro-dipendenza, cioè da un “no” continuo. Gli esperti ipotizzano comunque che tra le cause di questo atteggiamento ci possano essere anche forme di trascuratezza emotiva, vissute sempre tra i due e i tre anni. 

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    Avere a che una relazione con un contro-dipendente affettivo è piuttosto difficile. Egli tenderà infatti a mostrarsi distante e freddo, ma non solo: cercherà di provocare, per quanto possibile, delle crisi di coppia che gli permettano di allontanarsi dal partner. Per i contro-dipendenti la relazione stabile, “canonica”, è una noia mortale, un inutile fastidio: non sanno che con l’affermare questa opinione stanno semplicemente mascherando le loro insicurezze. 

    Quando un contro-dipendente si lega a una persona particolarmente forte, la relazione di solito non dura a lungo. Infatti, dopo poco tempo, verrà smascherato e allontanato. Invece, quando un contro-dipendente si incontra con un dipendente affettivo, è tutto un altro paio di maniche. Il dipendente è convinto di doversi sacrificare per ottenere un amore che non merita e per questo crede che la freddezza del contro-dipendente sia in qualche modo colpa sua. Per questo non si darà pace e inseguirà a lungo il partner “evitante” per meritare il suo amore. 

    I contro-dipendenti affettivi, badiamo bene, non sono affatto dei mostri! Sono semplicemente persone che non riescono a prendere contatto con le proprie emozioni e con quelle degli altri. Evitano le relazioni troppo strette (leggi: paurose!), evitano di chiedere aiuto quando hanno bisogno, credono che il massimo valore stia nel cavarsela da soli. Quando in qualche circostanza sono spinti ad affidarsi agli altri o a lasciare entrare qualche emozione nel proprio cuore, le prime reazioni sono di rabbia e spavento. 

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    Sono però proprio queste emozioni, così intense e sgradevoli, a far capire che il contro-dipendente non è “una causa persa”! È sempre possibile recuperare il contatto con sé e con gli altri, lasciando cadere finalmente la maschera dell’autosufficienza a tutti i costi. In una coppia sana, non si creano gli estremi del dipendente e del contro-dipendente ma c’è una fondamentale equidistanza, con la possibilità per entrambi di dare e ricevere amore e aiuto. Anche se è difficile lasciarsi andare quando si è bloccati in schemi ripetitivi, ciò non significa che con un po’ di lavoro l’obiettivo non possa diventare ogni giorno un po’ più vicino.

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