L’amore è soggettivo? Sembra che lo sia molto, poiché chiedendo a dieci persone diverse: “cos’è l’amore?” si otterranno probabilmente dieci risposte che non combaciano. Eppure l’amore vero (quello romantico, intendiamo) almeno secondo gli esperti dovrebbe avere dei contorni piuttosto definiti.
Le risposte possibili alla divergenza di opinioni sull’amore sono due:
L’esempio più tipico di amore apparente è la dipendenza affettiva: per quanto intenso e divorante sia il sentimento che lega il dipendente al suo partner, non si tratta di vero e proprio amore ma piuttosto del bisogno di colmare una profonda carenza interiore.
L’amore sano, infatti, comprende il dare ma anche il prendere: questo sentimento è inscindibile da un interscambio costante. Se è così, allora l’amore a senso unico non può essere chiamato un vero e proprio amore, ma piuttosto un sentimento apparente. Su questi temi, ovviamente, la discussione è aperta: quella che vi proponiamo è la teoria dell’amore sano proposta dagli psicologi, ma gli spazi di discussione sono ancora ampi.
Sempre con riguardo al lato psicologico delle relazioni, vediamo quali sentimenti si possono dire amori apparenti:
Vivere nella costante paura di perdere il partner e soffrire terribilmente in sua assenza è una condizione più vicina al bisogno che all’amore: in quest’ultimo, infatti, regnano la fiducia e anche l’indipendenza.
Gli amori che gli psicologi chiamano ossessivi sono quelli che vivono le persone contraddistinte da uno stile di attaccamento ansioso e insicuro. Queste persone sono portate a lasciarsi divorare dalla passione provando sentimenti intensissimi; il rovescio della medaglia è che spesso cadono nell’idealizzazione, diventando incapaci di vedere il proprio amato per ciò che realmente è, senza sovrastrutture.
Tipico di chi vive l’amore con una paura inconfessata la quale lo porta a tenere sempre “il freno a mano tirato”. Queste persone hanno difficoltà a lasciarsi andare realmente al contatto con il partner e pur provando per lui sentimenti positivi non lo lasceranno mai entrare realmente dentro di sé: manca così l’interscambio reciproco tipico dell’amore sano.
Se i nostri genitori non ci hanno insegnato l’amore da piccoli, potremmo diventare amanti “patologici”: freddi, diffidenti, traditori, violenti. Inutile a dirlo: l’amore abusante non è definibile amore.
A dispetto del nome strano, si tratta semplicemente di quelle relazioni che sono troppo segnate dalla paura dell’abbandono: si resta insieme pur di non rimanere da soli.
L’amore limitante è quello nel quale uno dei due partner è schiacciato dall’altro e rinuncia (o viene indotto a rinunciare) a evolvere emotivamente e professionalmente. Spesso si tratta di rapporti contraddistinti da possessività e gelosia.
Riguarda quelle coppie che in apparenza si incastrano perfettamente ma che in realtà nascondono forti ombre: quelle, ad esempio, nelle quali uno dei due partner insiste nel ruolo di dominatore e l’altro di dominato. Anche se può essere comodo, per chi è sottomesso, dedicare all’altro il ruolo di guida, quando la disparità è estrema non si può parlare di amore sano.
Gli amori delle “crocerossine” o “mammine” (di entrambi i sessi, beninteso) che si pongono l’obiettivo di salvare il proprio partner ricompensandolo di tutti i traumi e le privazioni subiti in passato. Questa eroica missione che la crocerossina si pone è però più un tentativo di salvare se stessa che un reale afflato verso il partner.
Sono quegli amori che sono sorretti più da obblighi di natura morale che da reali sentimenti. Le persone che hanno un’alta considerazione della famiglia o del matrimonio antepongono talvolta questi status al reale sentimento che li fonda.
Gli amori rassegnati sono “ex amori”: relazioni in cui un sentimento c’è stato ed è stato importante, ma poi si è spento. Continuano però, sfiniti e sfiduciati, a restare insieme lo stesso.
Talvolta all’innamoramento segue il vero amore, talvolta no. All’inizio, nessuna relazione è caratterizzata dal sentimento maturo, che ha bisogno di tempo. I partner che sono insieme da pochi mesi potranno un giorno diventare innamorati, ma ancora non lo sono.
Concludiamo questa carrellata con una considerazione fatta poco sopra, ma che va ribadita: questo non è un vademecum, ma piuttosto una guida che cerca di aiutare le persone a orientarsi. Nessuno si può permettere di dire che il sentimento che provate per una persona è valido oppure no: solo voi sapete davvero che cosa sentite e se è vero amore, anche se parte da una di queste condizioni un po’ distorte si evolverà sicuramente, con il tempo e con l’affetto, in un sentimento più equilibrato.