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    Psicologia del cinismo
    Celare emozioni, diventare scettici su cose e persone, interpretare gli atteggiamenti altrui come manifestazioni di puro interesse. Questa la radiografia del cinismo, il quale in ambito psicologico potrebbe avere radici lontane.

    Si intende per cinismo, come definizione letterale, un atteggiamento di ostentata indifferenza e disprezzo nei confronti di valori morali e sociali. Esso fu anche una dottrina filosofica collocata dagli storici nel IV secolo a.C. della quale Diogene fu considerato l’esponente di punta nonché il più conosciuto nei tempi a venire. La ricerca della felicità, tema molto comune e sentito ai nostri giorni, era il caposaldo di questo filone in quanto la stessa veniva contrapposta in modo netto alla corruzione dei costumi e alla ricerca smodata di beni materiali.

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    Di qui, si arriva a comprendere più facilmente cosa sta alla base del cinismo come atteggiamento personale: un idealismo associato spesso ad aspettative troppo alte per concretizzarsi, unito allo scetticismo di poter ritrovare queste stesse istanze negli altri ed essere corrisposti; tutto ciò porta ad una profonda mancanza di fiducia, nella convinzione che i rapporti interpersonali non siano autentici per definizione, bensì siano improntati a mero interesse personale.

    Il cinico così si mostra sprezzante, freddo e insensibile agli avvenimenti esterni, in una sorta di corazza contro la cattiveria del mondo e le brutture umane; in poche parole la persona è pervasa da un sentimento di negatività profonda, non riuscendo ad avere fiducia in nessuno.

    La disillusione e l’incapacità di manifestare emozioni la si trova anche in campo sentimentale dove la persona non riesce ad abbandonarsi all’amore e a provare empatia, proprio per queste dinamiche. Le conseguenze sono incomunicabilità e rapporti che non decollano o, peggio, che sono destinati a finire senza essere mai davvero cominciati.

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    Ora, è semplicistico ridurre gli atteggiamenti del cinico a freddezza d’animo e insensibilità poiché alla base di questa chiusura vi è in realtà un meccanismo di difesa contro sofferenze e delusioni che molto spesso sono già comparse nella sua vita; essere freddi e indifferenti costituisce allora una barriera verso persone o situazioni potenzialmente nocive. La solitudine nella quale spesso la persona cinica si ritrova a vivere è lo status che più di tutti può garantirgli un riparo e una situazione di apparente equilibrio emotivo.

    Vero è che il cinismo, se in misura contenuta, può essere una manifestazione fisiologica in tante persone adulte alle quali la vita sicuramente non ha portato solo gioie e dove le delusioni subite lasciano dietro di sé sentimenti di sfiducia e amarezza. Un celebre aforisma sostiene che la vita è il 20% quello che ti succede e l’80% come reagisci; potrebbe essere utile sicuramente anche in questo ambito.

    Però il cinismo, la solitudine, l’indifferenza possono essere l’anticamera di malesseri psicologici di più pesante portata, quali ansia e depressione per non parlare di conseguenze più gravi, soprattutto in persone anziane: esperimenti scientifici hanno intravisto una correlazione tra cinismo e demenza senile, ad esempio.

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    Del resto la correlazione tra psiche e corpo è arcinota: sono gli stati d’animo indotti dal nostro pensiero che influenzano il benessere o il malessere del nostro corpo. Il cinismo è quel meccanismo di difesa di cui non bisogna abusare, insomma. Ricordando che per i cinici antichi il fine della loro profonda critica era pur sempre la ricerca della felicità.

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     Commenti (1)
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    1. cri_cri62, Udine (Friuli-Venezia Giulia)
      Io se sento profumo di fiori cerco subito la bara... sono forse cinica??
    Grazie per aver immmesso il tuo commento!
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