L’estate è il tempo delle vacanze e dei viaggi. Essi, spesso e volentieri, fanno rima con “novità”: che cos’è il viaggio se non la possibilità di uscire dal tran tran quotidiano per vivere emozioni non provate in precedenza, per scoprire posti mai visitati e soprattutto per assaporare la possibilità di una vita diversa, abitata da una nuova versione di noi stessi?
Conosco persone che aspettano con ansia l’estate perché in questa stagione si sentono all’improvviso come nuove: dopo aver passato un anno ad andare a letto presto, oberate dalla stanchezza, in vacanza tornano adolescenti; dopo aver passato l’inverno attorniate sempre dalle stesse persone, in viaggio parlano con tutti gli sconosciuti che incontrano; e così via. Ecco perché evocavo, come nodo centrale della “novità” vacanziera, sensazioni molto intime: grazie a un cambio di routine e di paesaggio è l’anima stessa a rinnovarsi.
Si capisce che per molti la fine dell’estate sia un vero e proprio lutto, una sensazione di ritrovarsi di dieci anni più vecchi e molto spesso più frustrati di prima. Ci sarà un modo per portare l’estate nelle nostre vite al di là della possibilità di viaggiare o dei trentacinque gradi sul termometro? La risposta è sì ma si tratta di un risultato che richiede un certo impegno.
Per vivere una vita “in viaggio” occorre sforzarsi di fare entrare costantemente esperienze nuove nella quotidianità, che a questo punto smetterà di essere un “tran tran”. Cosa vuol dire fare esperienze nuove ogni giorno, e come si può iniziare?
Suggeriamo di cominciare con un diario personale. Dividere a metà le pagine e, per ogni giorno, segnare nella colonna di sinistra che cosa si è fatto (e i pensieri che si è avuto, come in un normale diario) mentre nella colonna di destra soltanto le “novità”. Alla fine della settimana, rileggere il diario e rendersi conto di quanta (o quanto poca) avventura ci sia nella propria vita. Il passo seguente è incrementare le novità. Basta poco: porsi l’obiettivo di rivolgere ogni giorno almeno due parole a uno sconosciuto, leggere almeno qualche riga di un libro, dire sì a qualcosa cui si è detto di no per tutta la vita, e così via.
Oltre allo sperimentare la novità, gli esperti di salute mentale suggeriscono di dedicare un adeguato spazio all’apprendimento, alla conoscenza. Infatti, anche parlare con uno sconosciuto ogni giorno può trasformarsi in un’esperienza leggermente ripetitiva, mentre imparare una lingua è un percorso che non finisce mai davvero. In questo senso, dedicare un po’ della nostra giornata a imparare qualcosa è la strategia più semplice per fare della vita un’avventura senza fine: a patto che ciò che impariamo ci interessi genuinamente, ci diverta, ci appassioni.
Alcune persone credono di non possedere forti passioni. Questa, probabilmente, è una percezione distorta della realtà: tutti abbiamo dei campi d’elezione nei quali troviamo bello e divertente sperimentare e imparare, ma spesso lo neghiamo a noi stessi perché siamo guidati dal solo concetto di utilità.
Costruire modellini (le famose navi in bottiglia) per qualcuno è una sfida appassionante e per qualcuno solo un grande spreco di tempo che si sarebbe potuto dedicare a qualcosa di più immediatamente utile. Evitare di costruire navi in bottiglia perché non utili è in questo senso il più grande torto che ci facciamo. Vivere una vita in viaggio significa anche trovare qualcosa che ci faccia battere il cuore e farlo senza pensare ad altro: quando ci rilassiamo in spiaggia stiamo a pensare all’utilità della cosa o badiamo semplicemente a goderci il momento?