La gelosia non è di per sé qualcosa di positivo, ma è spesso accettata come un piacevole “effetto collaterale” dell’amore. Come tutte le attitudini naturali infatti, anche la gelosia ha una funzione: fa sentire la coppia più unita, il geloso più innamorato e chi riceve la sua gelosia più protetto e curato. Ci sono però alcune forme di gelosia che appaiono eccessive e per questo sono ritenute dannose. Una, in particolare, non si riferisce tanto al presente quanto al passato amoroso del partner: è la cosiddetta gelosia retroattiva o sindrome di Rebecca.
La sindrome di Rebecca, più che una forma di gelosia, appare a dire il vero come un’ossessione: chi ne soffre indaga costantemente sui trascorsi sentimentali del partner nell’illusione di poterne acquisire il controllo. Sarà spinto a informarsi morbosamente sulle sue storie passate, sulle qualità dei precedenti partner, sugli aspetti sessuali legati alle relazioni ormai concluse e così via. La paura principale di chi ha la sindrome di Rebecca è non essere all’altezza degli ex del partner attuale. Il sentimento di base, quindi, è un senso di inadeguatezza che può essere anche molto profondo.
Chi indaga il particolare fenomeno della gelosia retroattiva ci informa che a soffrirne sono in egual misura uomini e donne, ma che le aree su cui si concentra l’ossessione sono diverse in base al genere: gli uomini tendono ad essere più gelosi degli aspetti “fisici” delle relazioni passate, mentre le donne si concentrano più su questioni emotive. Quindi è più facile che un uomo con la sindrome di Rebecca si interessi morbosamente ai rapporti intimi avuti in passato dalla partner, mentre una donna sarà più insistente nell’indagare la qualità dell’impegno romantico avuta in passato dal proprio compagno, paragonandola ossessivamente con la situazione presente. Un atteggiamento comune sia agli uomini che alle donne è fare continue domande al partner sul suo passato: anche se sentirne parlare dà loro fastidio, allo stesso tempo non riescono a smettere di chiedere.
La sindrome di Rebecca prende il nome da un libro diventato poi un film (a firma di Hitchcock): “Rebecca la prima moglie” di Daphne du Maurier. La vicenda che viene narrata è quella di una giovane che sposa un ricco vedovo ma, dal momento in cui entra in casa sua, si vede costantemente paragonata in ogni aspetto alla moglie morta e finisce per impazzire. In effetti, ciò che di terribile si nasconde nei pensieri di chi ha la gelosia retroattiva è che il passato non può essere cambiato in alcun modo. I trascorsi del partner diventano un macigno troppo grande per essere affrontato, sollevato, digerito.
Come abbiamo visto, la gelosia retroattiva nasce, come altre forme di gelosia, da un senso di inadeguatezza e da una forte paura dell’abbandono: è proprio su questi aspetti psicologici che è possibile lavorare per trovare una soluzione. Anche parlare apertamente con il partner del problema aiuta a razionalizzarlo e consente di ridurre lo stress: in fondo, tutti noi abbiamo avuto dei trascorsi più o meno importanti a livello affettivo e anche solo prendere coscienza di ciò può essere utile ad alleviare l’ossessione. Avere avuto esperienze importanti in passato non cancella in alcun modo la possibilità di viverne altre nel presente.