La tecnologia contemporanea ci ha abituati a ricorrere sempre meno alle telefonate: i messaggi vocali o di testo, che si possono inviare gratuitamente sfruttando app come Whatsapp o Telegram e una semplice connessione, hanno gradualmente ridotto la frequenza e l’importanza delle conversazioni dirette. Proprio in questi anni sempre più persone stanno scoprendo e ammettendo – a se stesse e agli altri – che odiano parlare al telefono, anzi, che ne hanno proprio paura.
La paura di parlare al telefono in realtà è sempre esistita, almeno da quando esiste questo mezzo di comunicazione: è una vera e propria fobia sociale. C’è da dire però che l’ampia disponibilità di alternative ha cambiato radicalmente l’approccio alla telefonata, un tipo di contatto che oggi ha una rilevanza molto diversa rispetto al passato. Qualche decennio fa si alzava la cornetta anche per trasmettere informazioni semplici, ordinarie, mentre oggi la chiamata è vissuta come un momento molto più denso emotivamente. In media, i Millennial e la Gen. Z tendono a vivere le chiamate come una sorta di intrusione nella privacy personale.
Il timore che scatena la fobia del telefono (quando è tale e non un semplice fastidio) è di non essere all’altezza delle aspettative di chi sta dall’altra parte della cornetta, con l’aggravante di non potersi aiutare con il linguaggio del corpo per uscire dall’imbarazzo. Chi ha paura del telefono di solito teme di “impappinarsi” o di non riuscire a rispondere prontamente alle domande e quindi vede la telefonata come un momento stressante da evitare il più possibile: magari, quando il telefono squilla, il “telefonofobico” finge di non poter parlare e cerca di evitare il problema proponendo una conversazione testuale e cercando in questo modo di levarsi dall’imbarazzo. Chiaramente però questo non è sempre fattibile.
Ci sono poi persone che hanno paura del telefono “solo” perché vedono in esso il mezzo di comunicazione di messaggi particolarmente importanti. In effetti, ricevere una chiamata dal proprio capo o dal proprio medico, anziché un sms, può scatenare il dubbio che ci sia qualcosa di grave nell’aria.
La “telefonofobia” può provocare dei seri danni alla persona. Infatti, anche se i tempi sono cambiati, le telefonate continuano ad essere il mezzo principale per veicolare informazioni essenziali e urgenti, e non per forza negative! Nessun recruiter, per esempio, contatterebbe un aspirante lavoratore via sms. Ecco allora che i più giovani, in particolar modo, dovrebbero mantenere allenata la capacità di stringere conversazioni telefoniche efficaci e non nascondersi dietro alla possibilità di inviare messaggi. Anche i più anziani, dal momento in cui si rendono conto di avere una fobia per il telefono, dovrebbero sforzarsi di combatterla. A volte rispondere o meno a una chiamata può cambiare radicalmente la vita e, in generale, dovremmo tutti combattere contro i blocchi psicologici che possono limitarci anche solo un poco!