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    Il buio nell’anima: qual è la linea di confine tra tristezza e depressione?
    Il termine “depressione” in greco antico corrisponde alla parola “melanconia” che vuol dire “bile nera”, dal cui eccesso, secondo Ippocrate, essa era generata.

    Nei tempi passati la depressione veniva chiamata “malinconia”, una parola che ci fa pensare a qualcosa di struggente e dolce nello stesso tempo, e che avvolge l’anima nelle sue spire di oscurità.

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    Tutti noi proviamo sconforto e dolore di fronte ad un evento stressante: un lutto, l’abbandono da parte del partner, un licenziamento ecc., ma quando la tristezza supera il limite della salute-normalità invadendo quotidianamente ogni sfera della nostra vita, essa si trasforma in una vera e propria patologia, in una malattia che chiamiamo “depressione “. La differenza tra uno stato di tristezza o malinconia e la depressione è che i sintomi, in questo secondo caso, sono totalizzanti, senza sosta, tutti i giorni.

    La persona non depressa, infatti, pur vivendo una situazione difficile, è capace di cogliere momenti positivi e reagisce a questi con comportamenti coerenti. Nella persona depressa, invece, tutto ciò non è possibile perché pensa che non sarà mai più felice.

    Le origini delle dinamiche depressive vengono oggi attribuite al concetto di “perdita” intesa come dolorosa separazione dall‘oggetto d’amore. La perdita non sempre è reale, può essere anche psicologica, interna alla persona, come la perdita della propria autostima, della speranza, fino ad arrivare a pensare che la propria vita stia andando via. Se le situazioni di perdita non vengono elaborate, il sentimento prevalente è di aver meritato l’accaduto a causa delle proprie inadeguatezze e queste influenzeranno anche il futuro.

    La depressione si accompagna ad un grande senso di colpa e ad una bassa autostima. Questa condizione patologica influisce negativamente sull’umore, sul pensiero e sul comportamento. I sintomi fisici più comuni sono: un significativo calo (afagia) o aumento (iperfagia) di peso, insonnia o ipersonnia, mancanza del desiderio sessuale, affaticabilità, cefalea, calo delle prestazioni scolastiche o lavorative fino ad arrivare ad uno stato così grave da non riuscire ad alzarsi dal letto e a mangiare. 

    Questo buio dell’anima, in alcuni casi, porta a pericolosi e ricorrenti pensieri suicidari, la morte è vista come una liberazione dal dolore profondo che si vive.

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    Una caratteristica importante delle persone depresse è “il senso di rinuncia” verso se stessi, gli altri, il mondo. L’aiuto psicologico deve affrontare in primis lo schema rigido del comportamento di rinuncia cogliendo i bisogni nascosti dietro questa modalità disfunzionale. Il circolo vizioso della rinuncia riguarda non solo la persona depressa ma anche i suoi familiari, bloccati nel problema dalle soluzioni fallimentari sperimentate nel tempo e accompagnate da una sensazione d’impotenza.

    La depressione è una situazione psicologica di cui non bisogna vergognarsi, che può essere curata e guarita con un aiuto competente.

    La possiamo chiamare depressione, mal di vivere, melanconia, ma non cambia l’oscurità e l’assenza che percepiamo nel profondo e che, se non siamo ben ancorati alla vita, rischia di portarci alla deriva. Arriva però un momento in cui, forse l’istinto di sopravvivenza, forse il desiderio di vita, ci spingono a non restare passivi davanti alla notte della nostra anima e, ciascuno a suo modo, a chiedere aiuto. A volte è un grido disperato, altre un sussurro che può restare inascoltato o magari venire accolto da chi ci è vicino. Non sappiamo neanche esattamente per cosa chiedere aiuto, se non proprio per noi stessi, per la nostra esistenza, per la fame di vita che ancora evidentemente e nonostante tutto ci scorre dentro. E inizia una lotta, un cammino, una lenta risalita, nel fango, nella notte e nel dolore… un sentiero che a volte non vorremmo percorrere, da cui vorremmo scappare, ma che sentiamo essere l’unico che possa portarci davvero al riparo.

    Sentire nuovamente la vita, questa è la nostra salvezza. Si riparte potenziando quelle aree di funzionamento personale che sono state colpite e rese deboli e fragili. Il primo passo fondamentale è recuperare autostima. L’autostima permette di vedere con chiarezza le proprie risorse personali che al momento sono presenti, ma seppellite dal difficile momento che si sta vivendo. Recuperando la fiducia in se stessi si attiva la motivazione, il carburante per le proprie azioni.

    Poi si affrontano, un passo alla volta le altre difficoltà come ad esempio: imparare a gestire la rabbia e le emozioni in generale, ricostruire le relazioni con gli altri, il training sulle abilità sociali e sull’assertività, ecc.

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    Sconfiggere la depressione significa anche imparare a controllare situazioni di tensione legate all’ansia; a tal proposito, può rivelarsi efficace il rilassamento muscolare.

    Questi, sono solo alcuni pratici esempi di strumenti che puoi imparare ad affinare per superare ila male oscuro.

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     Commenti (4)
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    1. cercoincontriit, Savignano Sul Rubicone (Emilia Romagna)
      Io sto affrontando una situazione simile legata al tradimento da parte di mia moglie ma per fortuna ho trovato una grandissima forza in mia figlia di 6 anni... senza di lei sarei perso
      cri_cri62, Udine (Friuli-Venezia Giulia)
      Ma poverooooo... creda, sicuramente non ne vale la pena. Ma lo capirà solo più avanti...
      cri_cri62, Udine (Friuli-Venezia Giulia)
      Però mi scusi... sta vivendo una situazione così e si mette il Nick ... cerco incontri??? Curioso...
      ottimista1967, Monza (Lombardia)
      Ciao, spero non ti dispiaccia se ti dò del tu, ti auguro solo di stare meglio e superare questa lacerazione, magari, il problema rientra anche...
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