Il progetto delle biblioteche umane nasce a Copenhagen nel 2000 e da allora è stato emulato in tutto il mondo. Di che si tratta? Semplice: in determinati giorni e spazi alcune persone si mettono a disposizione per essere “prese in prestito” dai passanti, come se fossero dei libri, e si “lasciano leggere”, ossia raccontano la propria storia.
In un mondo in cui a farla da padrone sono sempre più i libri virtuali rispetto a quelli fisici, cartacei, il progetto delle biblioteche umane va ancora oltre: torna all’origine orale del racconto, rendendo indispensabile l’incontro fisico tra narratore e ascoltatore. Il fine non è tanto quello di sperimentare un modo “vintage” di trasmettere la conoscenza quanto, piuttosto, di allenare le persone all’empatia, scoraggiando il più possibile lo stigma sociale e il pregiudizio. Infatti, i narratori delle biblioteche umane sono spesso persone che hanno vissuto esperienze estreme : la migrazione, il carcere, la malattia mentale…
L’idea di promuovere l’incontro dal vivo nasce proprio dal fatto che il contatto fisico e visivo sono parte integrante dell’esperienza. È ben diverso leggere una testimonianza rispetto all’incontrare il testimone! L’obiettivo delle biblioteche umane quindi è anche smantellare i pregiudizi e aumentare l’inclusione sociale delle categorie più fragili attraverso il corpo, la voce, lo sguardo, in una dimensione rassicurante che consente di enfatizzare le similitudini mentre si esplorano le differenze.
L’incontro con i “libri viventi” dura in media mezz’ora: la persona che ha vissuto un’esperienza particolare la può raccontare, mentre l’ascoltatore può porre delle domande . Il primo si sfoga, mentre il secondo impara. Dopo l’esperimento di Copenhagen, durato quattro giorni e frequentato da un migliaio di persone, oltre all’inclusione sociale si sono aggiunte al progetto anche altre finalità, ad esempio quella di individuare sogni condivisi dalle diverse comunità. La prima biblioteca umana era composta da migranti, alcolisti, persone che avevano tentato il suicidio, schizofrenici, ex carcerati: ma sono poi nate biblioteche dedicate all’esposizione di idee personali, purché basate su esperienze vissute in prima persona.
Il progetto human library , tuttora attivo, è presente oggi in 80 paesi del mondo. Vi invitiamo perciò, se siete interessati a saperne di più, a ricercare il sito web utilizzando questa parola chiave. Resta il fatto che chiunque può “copiare” l’idea e organizzare un evento con i libri viventi, perché è uno dei modi più interessanti e semplici di creare condivisione tra gruppi diversi.