Come prendiamo le decisioni? Sulla base della razionalità o dell’istinto? In modo consapevole o inconsapevole? La concatenazione normale degli eventi, almeno come ci piace pensarla, dovrebbe prevedere prima uno spazio per l’elaborazione razionale, poi una decisione sul da farsi e solo infine il passaggio all’azione. Invece, secondo gli scienziati, è esattamente il contrario: prima decidiamo ed eventualmente agiamo, e solo qualche secondo dopo diventiamo consapevoli. Strano ma vero.
Lo studioso John-Dylan Haynes, dopo anni di studi, è riuscito anche a dare un “timing” a questo fenomeno: la consapevolezza sulla scelta presa arriva circa sette secondi più tardi rispetto alla vera e propria decisione, che a questo punto è da ritenersi istintiva o quantomeno subconscia. Questa scoperta potrebbe celare un potenziale inquietante, ma è vero che è comunque possibile allenare il cervello affinché meccanismi consci e inconsci, calcolo e istinto, concorrano per prendere decisioni rapide ma efficaci.
A pensarci bene, il fatto che le decisioni spesso arrivino prima della consapevolezza è un meccanismo di sopravvivenza: come diceva un grande teorico russo del movimento, Mejerchol’d, se incontri un orso sulla tua strada prima scappi e solo dopo ti spaventi. Se fosse il contrario probabilmente rimarresti bloccato, in balia della tua paura. La voce dell’istinto, infatti, diventa più forte nei momenti in cui la coscienza è più debole: situazioni inattese, incidenti, gare sportive, ossia momenti in cui è necessario prendere decisioni nel modo più rapido se si vuole agire in modo efficace.
Al di là dei casi limite sopra detti, nei quali sarebbe impensabile prendere decisioni ponderate e razionali (anche se allenandosi si può dirottare l’istinto verso decisioni già preparate), in tanti momenti avremmo davvero il tempo per fermarci, sederci e pensare cosa convenga fare. Anche in questo caso l’istinto ha la precedenza? Sembra di sì, anche se sarebbe più corretto parlare di inconscio e di emotività. Sembra infatti che l’85% delle decisioni venga presa in maniera emotiva e solo il 15% obbedisca pienamente alla razionalità.
Proprio perché gran parte del processo decisionale è inconscio è difficile rendersi conto di come funziona, se siamo immersi nella nostra quotidianità. La scoperta che prima decidiamo e poi pensiamo è relativamente recente ed è basata su tecniche innovative come il neuroimaging. Solo grazie a queste tecniche abbiamo potuto sapere che quando crediamo di stare decidendo in realtà abbiamo già deciso, grazie a una complessa rete cerebrale, qualche secondo prima.
Nella vita quotidiana essere a coscienza o meno di come funzionano i processi decisionali non fa la differenza, a meno che non vogliamo allenare il nostro stesso istinto per svolgere lavori rischiosi (come fanno ad esempio i militari) o per dare il meglio nello sport. Ciò che ricaviamo da questa conoscenza è piuttosto che le emozioni giocano un ruolo molto, molto importante nella nostra vita e che per quanto si possa cercare di arginarle saranno loro, in definitiva, a guidarci sempre. Ci sembra una buona notizia, perché le decisioni prese emotivamente potranno anche risultare meno efficaci alla lunga, ma riconfermano la nostra natura di esseri umani e non di fredde macchine calcolatrici.