La memoria, nello specifico quella episodica, è la nostra abilità di ricordare eventi specifici del passato. È un meccanismo affascinante e ancora non del tutto spiegato dalla scienza che ci permette di fare veri e propri viaggi nel tempo, anche se solo con la mente.
Pensaci: anche quando ti viene chiesto di ricordare un giorno speciale della tua vita, come la maturità o il primo bacio, sei in grado di richiamare alla tua mente eventi anche di molti anni fa. Ricordare tempo e luogo di un episodio è un’esperienza che viviamo di continuo e ci sembra completamente normale, ma è affascinante come la nostra mente sia in grado di viaggiare indietro nel tempo, richiamare delle informazioni e farci rivivere esperienze e sensazioni di un preciso momento del passato.
Ma come funzionano i ricordi?
La memoria può essere pensata come un enorme archivio, nel quale conserviamo le informazioni sulle nostre esperienze passate, e al quale attingiamo per affrontare situazioni di vita presente e futura.
Gli studiosi della memoria hanno descritto tre fasi del ricordo e, benché non si tratti di passaggi necessariamente separati e consequenziali, rappresentano bene l’intero processo. Esse sono:
Tutte le fasi di elaborazione dei ricordi episodici possono essere influenzate da alcuni fattori, come la profondità dell’elaborazione, la rilevanza emotiva dello stimolo, l’umore e lo stato emotivo.
In un ricordo entrano in gioco diversi tipi di memoria, ma è la memoria episodica che ci fa ricordare il tempo e il luogo in cui l’episodio è avvenuto. Nonostante sia stata intensamente studiata, le teorie correnti non riescono a spiegare in modo soddisfacente come gli esseri umani siano in grado di utilizzarla. Dal punto di vista anatomico, sappiamo che nel processo sono coinvolte varie regioni del cervello: i modelli suggeriscono che, durante la formazione di un ricordo, l’informazione viaggia in una rete neurale dalla corteccia all’ippocampo, mentre per richiamare l’evento dalla nostra memoria il ricordo segue il percorso inverso. Si ritiene quindi che nell’ippocampo vengano immagazzinati e recuperati i ricordi episodici attraverso una rete di neuroni (le cellule engram), che presentano attività diverse in base ai vari componenti dei ricordi.
La ricerca in questo campo è molto complessa ed è spesso limitata da difficoltà tecniche nell’individuare con certezza le aree e i neuroni coinvolti.
Un’interessante ricerca del Rotman Research Institute del Baycrest Health Sciences, pubblicata nel 2016 sulla rivista Cortex, ha cercato di spiegare perché alcuni di noi hanno una migliore capacità di ricordare dettagliatamente gli eventi. Il gruppo di ricerca ha dimostrato per la prima volta che questi modi differenti di vivere il passato sono associati a specifici sistemi di connessione tra diverse aree del cervello, che potrebbero essere ereditari e suggerire una predisposizione a un certo tipo di memoria al posto di un’altra. Chi ha ricordi dettagliati, infatti, sembra avere una maggiore connessione fra lobo temporale mediale e l’area visiva del cervello, mentre coloro che ricordano gli episodi in modo più fattuale, ma con minori dettagli, hanno migliori connessioni con le aree del cervello coinvolte nell’organizzazione e nel ragionamento.
I fattori che influenzano la nostra memoria sono molteplici ma un ruolo rilevante spetta senz’altro al sonno. Tracce dei ricordi episodici acquisiti durante la veglia, e inizialmente conservati nell’ippocampo, sono, infatti, progressivamente trasferite durante il sonno, alla corteccia nella memoria a lungo termine. Il meccanismo con cui ciò avviene è ancora oggetto di studio, ma si ipotizza che il sonno favorisca una specifica attività in grado di modificare le sinapsi e garantire il consolidamento dei ricordi. Oltre al ruolo diretto nella fissazione dei ricordi, un sonno inadeguato può impattare negativamente anche sul livello di concentrazione e attenzione nonché sull’umore, fattori che influiscono notevolmente sulla formazione e il recupero dei ricordi.
Conoscere il funzionamento della memoria è importante perché, proprio come molte altre abilità mentali, essa può essere appresa e migliorata. Il fatto che un ricordo sia legato all’attivazione di una specifica rete neurale è un’informazione che può davvero fare la differenza. Guardiamo, per esempio, a uno studente universitario. Il metodo di studio di molti universitari consiste nel rileggere fino alla nausea il materiale dell’esame ma questa tecnica non serve: leggere o rileggere un paragrafo attiva una rete neurale diversa dalla rete neurale associata alla memorizzazione di quello stesso paragrafo. Tradotto in parole povere: se rileggi un testo, sarai semplicemente più bravo nella lettura di quel passaggio. Se vuoi invece memorizzarlo, devi ripeterlo mentalmente, senza aiutarti con la “stampella” della rilettura. Questo significa che quando studi devi leggere una, due volte, con la massima concentrazione, e poi iniziare subito a ripetere tutto ciò che riesci a ricordare. In questo modo, non solo risparmierai un sacco di tempo, ma finalmente rafforzerai la rete neurale associata al ricordo e non quella della lettura.
Vediamo un altro esempio. Immagina di dover imparare a memoria, parola per parola, una determinata definizione (magari l’articolo di una legge o una formula di biologia). Come abbiamo visto, continuare a rileggere non serve a granché. In questo caso, possiamo utilizzare il metodo della prima lettera. Questa strategia è molto semplice e consiste nel riscrivere un determinato passaggio, riportando solo la prima lettera di ogni parola e poi studiare la sequenza di lettere ottenuta.
Facciamo un esempio pratico, utilizzando l’Art. 3 della Costituzione Italiana: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Applicando il metodo della prima lettera otterremo questa sequenza di lettere: T i c h p d s e s e d a l, s d d s, d r, d l, d r, d o p, d c p e s.
Ottenuta la sequenza di “prime lettere” non devi fare altro che rileggerla tre-quattro volte, cercando di ricostruire mentalmente il testo originale. Questo semplice stratagemma costringe il tuo cervello a rafforzare di volta in volta la giusta rete neurale, ovvero quella associata al ricordo e non quella della lettura.
Altri studi scientifici fanno leva sul legame tra ricordi ed emozioni. Ma non servono dimostrazioni scientifiche per convincersi di quanto stati d’animo e memoria siano legati tra loro: scommetto che ricordi esattamente dove ti trovavi o cosa stessi facendo l’11 settembre 2001. Più è stata forte l’emozione che abbiamo provato, più il ricordo si è radicato nella nostra memoria. Se vogliamo richiamare alla mente un determinato ricordo è dunque sufficiente rivivere lo stato d’animo che abbiamo provato.
Vediamo ora un’ultima strategia che fa leva sui meccanismi di funzionamento della nostra memoria: l’effetto Von Restorff, così denominata, dal nome del pediatra che l’ha individuata per la prima volta. Esso consiste nella tendenza, del nostro cervello, a memorizzare ciò che è inconsueto e si distingue rispetto all’ambiente circostante. Ecco alcuni consigli pratici:
Come ben dimostrano tutte le tecniche di memorizzazione veloce esistenti, anche focalizzarsi su un solo senso è controproducente se vuoi aiutare la memoria: fai lavorare insieme tutti gli emisferi per avere la massima efficacia. Tramite il procedimento del richiamo di più sensi (vista, gusto, tatto, ecc), interesserai più parti del cervello nello stesso momento e il risultato sarà una memoria più vivida e duratura anche nel lungo termine. Un gruppo di ricercatori inglesi, infatti, ha evidenziato che, se uno dei nostri sensi viene stimolato a rievocare un ricordo, subito anche gli altri ricordi, relativi ad altri sensi, tornano a galla. Così si spiega perché un suono a noi familiare ha il potere di riportarci alla mente un’immagine dettagliata di un determinato momento del passato.
Qualunque sia la tecnica che tu scelga, per quanto possa sembrarti congeniale, ricorda sempre però che non c’è metodo che funzioni se decidi di non farlo funzionare!