Ci sono emozioni così specifiche, particolari e misconosciute che nella nostra lingua spesso non hanno neppure un nome. Chi le prova può credere di avere qualche problema, di essere suggestionabile o addirittura impazzito, eppure sono assolutamente normali e molte persone di ogni età in ogni parte del mondo le sperimentano ogni giorno. Ecco perché è così utile il lavoro di Tiffany Watt Smith, una psicologa che ha cercato in ben 154 lingue i termini per descrivere tali sensazioni, tanto comuni quanto particolari e specifiche, e ha contribuito a divulgarli. Scopriamo alcune di queste emozioni sconosciute: di certo ne avrai provata almeno una!
Questa parola giapponese è traducibile all’incirca con “sentirsi/comportarsi da bambino viziato”. La parola non ha però una sfumatura negativa, tutt’altro: indica quella piacevole sensazione di benessere che si prova nel lasciarsi andare grazie alle cure “materne” del partner, rimettendo in scena attimi della propria infanzia.
In italiano possiamo chiamarla “attrazione/richiamo del vuoto”. È una sensazione particolare, che molte persone hanno provato e che merita di essere conosciuta perché non è quello che sembra. Ti è mai capitato, camminando su un ponte, di immaginare di buttarti di sotto? Oppure potrebbe esserti successo, vedendo avvicinarsi un treno, di immaginare di lanciarti sui binari o, guidando, potresti aver pensato di sterzare violentemente e sfondare il guardrail. Chi prova questo tipo di emozione spesso si impaurisce o si vergogna, credendo che sia legata a un istinto suicida. In realtà, secondo gli esperti, è esattamente il contrario: si tratta di una sorta di campanello d’allarme della mente di fronte ai pericoli e indica perciò una forte volontà di vivere. Interessante, non credi?
Questo termine, diffuso in Papua Nuova Guinea, indica un tipo specifico di malinconia: quella che prende quando amici o genitori che sono stati ospitati a casa se ne vanno. Per scacciare questo senso di vuoto, i guineiani ricorrono a un rito specifico: riempiono una ciotola d’acqua, che dovrebbe assorbire la negatività e la tristezza presenti in casa, e la svuotano la mattina dopo. Molto toccante!
Questo termine francese descrive la particolare eccitazione nervosa che si prova all’idea di distruggere qualcosa. Ti è mai capitato di tenere in mano qualcosa di delicato e chiederti: “cosa succederebbe se lo lanciassi sul pavimento?”. O hai mai pensato, con una sorta di soddisfazione, di lanciare il telefono dalla finestra? Se è così, hai provato l’ilinx! Sembra che questa sensazione sia una ribellione inconscia contro l’ordine e la gerarchia che regnano negli ambienti in cui viviamo (lavorativi o familiari) facendoci sentire “in gabbia”.
Questa parola indonesiana si riferisce al blocco psicologico oppure al senso profondo di disagio e vergogna che proviamo al cospetto di qualcuno percepito come superiore a noi. Forse ti è capitato di incontrare una persona per la quale provi particolare ammirazione, o anche semplicemente il tuo capo, e sentire che all’improvviso pur essendo colto e preparato ti mancano tutte le parole. Il malu sparisce, di solito, solo quando l’altra persona se ne va.
Questo termine, a differenza dei precedenti, esiste in italiano ma è poco conosciuto. L’emozione cui si riferisce è piacevole: di fatto la pronoia è il contrario della paranoia! Proviamo questa sensazione quando, a prescindere da come stiano andando le cose, ci sentiamo tranquilli e fiduciosi perché “sentiamo” che tutto andrà per il meglio. Frequente è la sensazione, tra i “pronoici”, di essere protetti dalla fortuna o dalla provvidenza.
Questa parola tedesca, che significa letteralmente “paura per la chiusura delle porte” indica la sgradevole sensazione che il tempo stia passando troppo velocemente e non si stia facendo abbastanza per approfittarne. In italiano potremmo definirla come “paura di perdere il treno della vita”. È una sensazione che spesso si sente con l’avanzare dell’età, ai compleanni, o nei momenti di riposo e ferie, o con l’arrivo dell’inverno. È piuttosto spiacevole.
Nella lingua inuit, questa parola indica la sensazione di “stare sulle spine” mentre si attende qualcuno: un particolare tipo di ansia che però racchiude in sé anche un certo entusiasmo.
Quest’espressione giapponese è praticamente intraducibile e l’emozione che descrive è poetica, sottile. Si prova mono no aware quando si prova empatia, fascinazione, commozione per la caducità delle cose. Mono no aware è il sentimento contemplativo che si prova davanti a un edificio che sta per essere abbattuto, un fiore destinato a seccarsi, una farfalla…
Questo termine olandese indica un senso di calore allo stesso tempo fisico e psicologico: si prova stando stretti nell’abbraccio di un partner o di un amico, ma anche quando ci si trova in un locale particolarmente accogliente, dove ci si sente a proprio agio e “coccolati”.