Secondo il rapporto Eurispes 2020 i vegetariani e i vegani rappresentano l’8,9% della popolazione del nostro Paese. Il dato evidenzia, anno dopo anno, una crescita esponenziale di chi sceglie di rinunciare alla carne: nel 2017 gli italiani vegetariani o vegani erano solo il 2,6%. Questo trend si sta riflettendo in modo piuttosto importante sul commercio: crescono la domanda e l’offerta di alimenti proteici vegetali e crescono anche le opzioni senza carne presenti nei menù dei ristoranti.
La stragrande maggioranza dei vegetariani e dei vegani rinuncia ai prodotti animali per ragioni etiche. Ma molti, pur condividendo l’idea di contrastare lo sfruttamento degli animali, continuano a mangiare carne per preoccupazioni relative alla salute: è opinione diffusa che la dieta vegetariana porti a carenze alimentari, mentre quella vegana è considerata ancor più pericolosa. Quanto c’è di vero? Quali benefici porta una scelta alimentare cruelty free e quali sono invece gli svantaggi? Scopriamolo insieme.
La prestigiosa Academy of Nutrition and Dietetics di Cleverland (USA) ha pubblicato un paper in cui si mostrano i vantaggi di una dieta vegetariana, a patto che sia correttamente pianificata. Questi sono particolarmente evidenti sul fronte della prevenzione: chi consuma molte verdure e fibre riduce il rischio di ammalarsi di cardiopatia ischemica, diabete di tipo 2, obesità e alcuni tipi di tumore. Le diete vegetariane ben bilanciate apportano minori livelli di colesterolo rispetto a quelle onnivore e riducono i picchi glicemici. La carne, specie se rossa, è un alimento cancerogeno e ridurne, se non azzerarne il consumo rappresenta un gesto di prevenzione per le malattie oncologiche. I benefici del vegetarianesimo sono anche ambientali: gli allevamenti richiedono molta acqua per funzionare e si è calcolato che l’impronta idrica della carne, specialmente di manzo, sia molto superiore a quella di qualsiasi ortaggio. Ecco perché ridurre gli allevamenti significherebbe agire concretamente contro il problema della siccità.
Dal parere degli esperti, pare che la dieta vegetariana quando ben regolata sia sempre positiva (eccetto in caso di determinate malattie croniche). Il problema è che molto spesso le alternative alla carne presenti in commercio non sono per niente sane: i cosiddetti burger vegetali, ad esempio, sono veri e propri concentrati di grassi, sale e zuccheri. Condurre una dieta vegetariana basata su alimenti industriali rischia di comportare più danni che benefici! Va detto che lo stesso vale anche per una dieta onnivora basata su cibi confezionati e precotti.
Chi fa diete vegetariane e vegane non bilanciate rischia inoltre di perdere elementi nutritivi importanti come le vitamine del gruppo B e D, fondamentali per il buon funzionamento dei nervi e delle ossa. Non è raro che chi segue queste diete in modo approssimativo ne paghi lo scotto con sintomi come debolezza, emicrania e cali di memoria. Diversi studi hanno dimostrato che una dieta senza carne aumenta il rischio di squilibri insulinici e carenza di ferro, mentre la rinuncia al pesce riduce l’apporto di omega 3, calcio, fosforo e iodio.
Insomma, la dieta vegetariana porta a indiscussi benefici ma deve essere pianificata correttamente: tutti coloro che intendono rinunciare alla carne dovrebbero consultarsi con il proprio medico e con un nutrizionista. L’informazione e la consapevolezza fanno davvero un’enorme differenza!