Bonaparte Napoleone (1769/1821) e Giuseppina si sposano nel 1795. Due giorni dopo il matrimonio, Napoleone parte per la sua campagna in Italia. La sua donna non era una buona corrispondente, indifferente a Napoleone e attratta da altri uomini e solo molto più tardi si innamorerà di lui. Si separano con mutuo grande dolore per dare un erede alla Francia.
Soprannominata “la bella Creola”, Giuseppina nacque in una grande proprietà della Martinica. Arrivò in Francia grazie al suo matrimonio con Alessandro di Beauharnais, che divenne una figura di rilievo nella Rivoluzione francese e che venne poi ucciso durante il Terrore. Frequentando i salotti parigini, incontrò il generale Napoleone Bonaparte, con cui si risposò. Questo secondo matrimonio le permise di diventare imperatrice, ma si scontrò spesso con la sua nuova famiglia e non riuscì a dare al marito un erede. Napoleone divorziò e lei si ritirò nel suo dominio della Malmaison. Malgrado il suo matrimonio sterile con Napoleone, Giuseppina lasciò dei discendenti, grazie ai due figli avuti dal primo matrimonio. È rimasta nella storia per i suoi interessi per la moda e la botanica.
La vita privata di Napoleone Bonaparte è stata oggetto di studi specifici riguardanti aspetti del personaggio che non attengono direttamente all'opera politica e militare per la quale è divenuto famoso. Napoleone Bonaparte era una persona dal carattere piuttosto contraddittorio: era solitario, non ebbe mai veri amici, amava leggere ed era intellettuale. Da ragazzo fu ribelle e rilevò sin da subito ambizioni di grandezza. Era una persona decisa, testarda, dal carattere irruento ma anche sensibile. Si dice che fosse particolarmente misogino, ciononostante ebbe due mogli e parecchie amanti disseminate per l'Europa.
Sposò dapprima Giuseppina di Beauharnais e poi, in seconde nozze, dopo aver divorziato da Giuseppina, si unì in matrimonio con la figlia dell'imperatore Francesco II, Maria Luisa d'Asburgo-Lorena (1791 – 1847), che gli diede l'erede agognato, Napoleone Francesco Giuseppe.
Chi l’avrebbe mai detto che l’austero e potente generale francese avesse anche un lato tenero? Ne sono prova le numerose lettere che testimoniano il suo amore con la sua giovane sposa. Subito dopo le nozze Napoleone partì per guidare l’esercito in Italia, ma non mancò di mandarle lettere d’amore per tutto il tempo della sua assenza. Lettere alle quali la bella Giuseppina raramente rispose. Vediamo qualche passaggio.
“Non è passato giorno che non t’amassi; non è passata notte che non ti stringessi fra le braccia; non ho preso una tazza di thè senza maledire la gloria e l’ambizione che mi tengono lontano dall’anima della mia vita. In mezzo agli affari, alla testa delle truppe, percorrendo i campi di battaglia, la mia adorabile Giuseppina è sola nel mio cuore, occupa il mio spirito, assorbe il mio pensiero. Se mi allontano da te con la velocità di un torrente del Rodano, è per rivederti più in fretta. Se, nel mezzo della notte, mi alzo per lavorare ancora, è che questo può anticipare di qualche giorno l’arrivo della mia dolce amica e, tuttavia, nelle tue lettere del 23, del 26 ventoso, mi davi del Voi. Voi, tu stessa. Ah, Cattiva! Come hai potuto scrivere questa lettera? Come è fredda! E poi dal 23 al 26 ci sono quattro giorni; che cosa hai fatto per non aver scritto a tuo marito? Ah! Amica mia, questo Voi e questi quattro giorni mi fanno rimpiangere la mia antica indifferenza. Sfortuna a colui che ne sarebbe la causa! Possa egli, per pena e per supplizio, provare ciò che la convinzione e l’evidenza che servirono il tuo amico, mi farebbero provare! L’inferno non ha supplizio, né le furie serpenti! Voi! Voi! Ah! Che ne sarà fra quindici giorni? La mia anima è triste; il mio cuore è schiavo e la mia immaginazione mi spaventa! Tu mi amavi meno, tu sarai consolata. Un giorno tu non mi amerai più, dimmelo, saprei almeno meritare la sfortuna! Addio, donna, tormento, speranza, felicità e anima della mia vita, che io amo, che temo, che mi ispira dei sentimenti teneri che mi chiamano alla natura, a dei movimenti tempestosi vulcanici come il tuono. Non ti chiedo né amore eterno, né fedeltà, ma solamente verità, franchezza senza limiti. Il giorno che mi dirai: ti amo di meno, sarà o l’ultimo del mio amore o l’ultimo della mia vita. Se il mio cuore fosse cosi vile da amare senza ritorno, lo farei a pezzi con i denti. Giuseppina! Giuseppina! Ricordati ciò che ti ho detto talvolta: la natura mi ha fatto l’animo forte e deciso; essa ti ha costruito di pizzo e di garza. Hai smesso di amarmi!! Perdono, anima della mia vita, la mia anima è tenera su vaste combinazioni. Il mio cuore, interamente occupato da te, ha dei timori che mi rendono infelice. Mi secca non poterti chiamare col tuo nome. Attendo che tu me lo scriva. Addio! Ah! Se tu mi amassi di meno, non mi avresti mai amato. Sarei allora proprio da compatire.”
La lettera d’amore che riportiamo è la testimonianza di quanto un uomo forte e valoroso possa soffrire per amore. Chi scrive, infatti, è proprio lui e lo fa firmandosi in maniera autoreferenziale, esclusivamente “Bonaparte”.
“Che cosa fate tutto il giorno, Signora? Che tipo di affari così vitali vi privano del tempo per scrivere al vostro fedele amante? Quale pensiero può essere così invadente da mettere da parte l’amore, l’amore tenero e costante che gli avevate promesso? Chi può essere questo meraviglioso nuovo amante che vi porta via ogni momento, decide della vostra giornata e vi impedisce di dedicare la vostra attenzione a vostro marito? Attenta Giuseppina; una bella notte le porte saranno distrutte e là io sarò”.
“Lontano da te non posso vivere, la felicità della mia vita è vicino alla mia gentile Giuseppina. Pensami! Scrivimi spesso, molto spesso: nell’assenza questo è l’unico rimedio: è crudele, ma, spero, sarà so solo temporaneo”.
Napoleone Bonaparte, il dominatore dell’Europa, il grande e spietato condottiero era anche un tenerissimo e ansioso innamorato.
Da queste lettere traspare, infatti, un inedito e sorprendente uomo sentimentalmente insicuro, pazzo d’amore per sua moglie. Anche quando le cose volgono al peggio, non dimentica mai di scriverle, rassicurandola che il desiderio di piacerle sarà la più dolce occupazione della sua vita.
Giuseppina, dal canto suo, ben sapeva che nelle sue mani aveva il cuore dell’uomo più potente del mondo. Morì nel 1814, quando Napoleone era già in esilio. La disperazione di Bonaparte fu grande, non potendo averle detto addio.
Quanti assistettero alla morte dell’imperatore, riferirono che le sue ultime parole furono: Esercito, Francia e Giuseppina.