Alan Downs, psicoanalista statunitense, nel suo libro La Rabbia Strisciante descrive alcuni motivi che contribuiscono a un certo malessere negli omosessuali, soprattutto maschi, nella loro vita amorosa. Lo stato psichico adulto sottende una rabbia permanente, in particolare in alcuni di loro. Queste considerazioni naturalmente non vanno considerate assolute perché gli amori omosessuali sono da un punto di vista psicologico e sociologico, assai complessi. La sofferenza in amore è spesso più presente nel mondo gay che nel mondo eterosessuale nel quale tradimenti, possessività e gelosia sono meno incisivi.
Qual è la ragione di ciò? Il riferimento è alla figura paterna, la quale indica come molti giovani maschi omosessuali percepiscano il padre come profondamente deluso e arrabbiato per aver fatto nascere un figlio “difettoso”. Molti padri, infatti, accettano le scelte dei figli e non sono quindi sempre respingenti, né arrabbiati per l’orientamento sessuale. I figli stessi sono però fortemente frustrati, perché si sentono responsabili di una scelta che mette in crisi l’immagine di se stessi e della loro identità ed è come se si sentissero immeritevoli.
In generale, gli eterosessuali si percepiscono a livello primario in un mondo dove vige la regola di essere eterosessuali, e per tale ragione socialmente accettati. I gay, invece, si sentono a volte “perseguitati” dai costumi storici della Chiesa e della morale delle varie epoche, anche se nell’antichità, come ad esempio nel mondo greco-romano, i rapporti omosessuali erano considerati accettabili.
Nella coppia omosessuale maschile può accadere di unirsi per un bisogno urgente di complicità, per non sentirsi troppo soli o in colpa per aver trasgredito. I gay maschi tendono ad avere un numero elevato di partner sessuali per compensare l’angoscia, o la depressione. La frequenza dei rapporti è spesso dettata da un’euforia reattiva. In un secondo tempo della vita, ci si rende conto di quanto e come si ama l’altro o se lui è stato in un primo momento della relazione strumentalizzato.
E per le donne omosessuali? Per loro il discorso è diverso. Forse alcune donne hanno percepito sin dalla nascita difficoltà relazionali con il padre, troppo castrante, maschilista e irrispettoso verso la figura femminile; in seguito, diverse delusioni con i maschi sui quali avevano proiettato amori romantici idealizzati, hanno contribuito a rinforzare sentimenti negativi con i ragazzi. Di conseguenza, le esperienze omosessuali possono rappresentare un’alternativa. La sessualità può apparire spesso come una sorta di dovere e di sudditanza da parte dell’autorità. La figura materna al tempo stesso può anche essere percepita come fragile, passiva. Le compagne di scuola o altre amiche sono state spesso vissute come complici in tutto e così lo saranno dopo alcune esperienze, complici anche nel sesso.
Ciò che appare evidente è che le relazioni affettive sono diverse: per molti omosessuali maschi, infatti, i rapporti amorosi sono effimeri e superficiali e gli uomini tendono a “sessualizzare” ogni relazione, si vergognano di essere dipendenti da un solo amore e per questo con facilità sfuggono ai contatti di affettività dolce. Inoltre, gli uomini sono più chiusi e competitivi, nascondendo quelle che considerano tenerezze come indice di debolezza. Le donne, invece, tendono a esprimere l’intimità, anche se la competitività può sempre essere presente. Per le donne la relazione si fonda sulla comprensione dei loro stessi bisogni femminili ed è basata sulla consapevolezza che l’unione fa la forza.
Da un punto di vista socioculturale l’omosessualità femminile è più accettata dal mondo etero perché sin dall’antichità la letteratura sulle fanciulle contemplava che le bambine si coccolassero a vicenda, destando poco scalpore nella società greco-latina. Gli uomini poi sono eccitati sessualmente dalle lesbiche e raramente avviene il contrario.
Uno studio statunitense ha rilevato che le relazioni omosessuali hanno dei punti di forza rispetto a quelle eterosessuali, che sono stati individuati da diverse ricerche: emozioni positive, comunicazione più diretta ed efficace e maggiore apprezzamento da parte dei partner delle reciproche differenze.
Gli autori dello studio ipotizzano che ciò sia dovuto alla maggiore somiglianza tra i partner, che condividono l'identità di genere oltre che ruoli più paritari: non vi è, insomma, il problema della disparità tra femminile e maschile, imposta dalla cultura, che è spesso fonte di contrasto nelle coppie etero.