Il 14 luglio di ogni anno il popolo francese ricorda l’episodio della presa della Bastiglia con una festa nazionale. In questa data, nel 1789, il carcere della Bastiglia è preso d'assalto da una folla inferocita: un evento diventato simbolico che dà inizio a un processo di emancipazione che, il 26 agosto dello stesso anno, sfocia nella Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino. Un documento che sancisce per iscritto libertà fondamentali di pensiero, parola e stampa e principi come l'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, che passarono poi anche nelle costituzioni successive, inclusa la nostra.
L'antico regime era l'espressione con cui si indicava la società francese prima della Rivoluzione. Era un sistema basato sul potere assoluto del sovrano e sui privilegi riservati unicamente alla nobiltà e alla Chiesa. Esso era modellato sul feudalesimo tipico del Medioevo e prevedeva che la società fosse organizzata in maniera gerarchica, non basata sull'uguaglianza tra individui.
L’ondata rivoluzionaria partita dalla Francia aveva coinvolto anche altri Paesi europei, tanto che la Rivoluzione francese è ancora oggi considerata l’emblema della libertà e dell’indipendenza popolare. Il suo scopo era quello di trasformare il regime monarchico in Repubblica, dove le classi sociali fossero determinate non in base alla nascita, ma in base al patrimonio posseduto. È la fase iniziale di un processo irreversibile che porterà all’affermazione di una società amministrata e diretta dalla borghesia, la classe sociale che ormai controllava gran parte della produzione economica.
La Francia era un grande paese con un esercito forte e aveva raggiunto un alto livello culturale. La rivoluzione per antonomasia porterà una serie di cambiamenti epocali. Per quanto riguarda l’economia, si pongono le basi per uno sviluppo del capitalismo grazie alla soppressione dei monopoli e delle dogane interne, alla liberalizzazione degli scambi commerciali e all’abolizione di associazioni, padronali e operaie, considerate un ostacolo alla libera iniziativa. Nelle campagne, i contadini strappano dalla terra le ultime radici del feudalesimo e conquistano la libertà personale e l’uso libero delle proprietà.
La “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino” del 1789 è il documento più importante della Rivoluzione francese e rappresenta ancora oggi un fondamentale caposaldo per ogni società liberale e democratica. Il valore di questo documento risiede nell’universalità dei principi affermati, s'ispira agli ideali dell’Illuminismo e fa tesoro della Dichiarazione d’Indipendenza americana, di appena tredici anni prima. Tutti i governi, che si sono succeduti in Francia dal 1789 in poi, hanno dovuto riconoscere e garantire in maniera più o meno completa i principi giuridici della Dichiarazione. La Rivoluzione, inoltre, contribuisce a diffondere in Europa, oltre ai principi di uguaglianza e di libertà, anche una nuova idea di nazione. I criteri rivoluzionari e liberali, infatti, accendono ovunque sentimenti nazionali e d’indipendenza politica, ispirando le idee di democrazia che sono alla base dell’epopea risorgimentale.
La Marianne oggi impersona la Repubblica francese e rappresenta i valori della Grande Rivoluzione: liberté, égalité, fraternité. Raffigurata come una giovane donna con il cappello frigio (il copricapo rosso a forma di cono con la punta ripiegata in avanti, anch'esso simbolo rivoluzionario), la Marianne (nome diffuso tra le donne dei ceti popolari) divenne la personificazione delle popolane che si ribellavano al potere.
E’ in questi anni che nasce come canzone di guerra, anche la Marseillaise, composta nel 1791 dal capitano Rouget de Lisle, dell'Armata del Reno. Il titolo deriva dal fatto che l'inno venne cantato dai volontari di Marsiglia accorsi a Parigi per la festa della Rivoluzione del luglio 1792. È diventato inno nazionale nel 1793 (o 1795, secondo altre fonti): fu poi soppresso da Napoleone, tornò a essere inno nel 1831, fu nuovamente soppresso e, infine, fu di nuovo, definitivamente inno nazionale nel 1876.
Della musica della Marsigliese c'è anche chi ne attribuisce la paternità all'italiano Giovanni Battista Viotti, che l'avrebbe composta nel 1871, ma qui la storia si fa confusa e questa versione potrebbe essere un falso storico.